Brescia, farmaci letali ai pazienti Covid. L'infermiere: "Mi sono rifiutato di uccidere"

In Corte d’Assise il processo nei confronti di Carlo Mosca, ex primario di Montichiari, accusato di triplice omicidio

Carlo Mosca in aula

Carlo Mosca in aula

Brescia - Carlo Mosca, l’ex primario reggente del pronto soccorso di Montichiari arrestato lo scorso gennaio con l’accusa di avere soppresso tre pazienti Covid con farmaci letali durante la prima ondata pandemica, è vittima di un clamoroso errore, anzi, di un complotto, come lascia intendere la difesa, oppure ha davvero iniettato e fatto iniettare quei medicinali per alleggerire l’ospedale dallo tsunami del virus, come ipotizza la Procura? È la doppia verità con cui si dovrà confrontare la Corte d’Assise davanti a cui ieri per il 48enne medico cremonese è iniziato il processo. Triplice omicidio pluriaggravato e falsificazione di cartelle cliniche, le contestazioni. Completo blu, aria provata ma a testa alta, Mosca - ancora ai domiciliari - in aula ha visto sfilare i primi testi del pm, Federica Ceschi. Tra cui Michele Rigo, l’infermiere che con il suo esposto ai carabinieri il 23 aprile 2020 diede avvio all’inchiesta. Rigo ha reso conto della pressione sul prontosoccorso soprattutto durante le ultime due settimane del marzo 2020.

"La notte del 18 marzo fui contattato dal medico di guardia che mi passò al telefono Mosca – ha detto Rigo –. Pur non essendo in turno voleva sapere chi stava male. Io stavo trattando un paziente con una polmonite importante che mal tollerava la maschera a ossigeno. L’anestesista mi aveva suggerito per lui la morfina. Aveva poche possibilità di sopravvivere, dunque non era in programma l’intubazione. In quel periodo i posti erano limitatissimi, si doveva selezionare in base a età e patologie. A chi rimaneva escluso facevamo l’accompagnamento alla morte con la morfina. Mosca però mi ordinò di fargli Valium, Serenase e due fiale di Midarine, la succinicolina. Io rimasi stupito. La succinicolina senza intubazione provoca soffocamento in pochi minuti. Mi rifiutai, non volevo ammazzare le persone". Rigo si confidò con la moglie e qualche collega, tra i quali si ingenerò uno scambio di Whatsapp e telefonate. Perché pare che in molti sapessero. "Per un periodo si ragionò di una denuncia di gruppo. Ma non se ne fece nulla. A farmi decidere furono i molti racconti e più episodi. Il 21 una Oss mi riferì che Mosca aveva preso dal frigo quei farmaci per Bassi. Lei non vide nulla. Nicolosi lo trattai io: arrivò il 21 marzo con un’insufficienza respiratoria importante ma dopo l’ossigeno era migliorato. Morì all’improvviso. Lui aveva chiesto a una collega quei farmaci".

Massimo Bonettini, un altro infermiere, contattò Rigo il 23 marzo dopo "un anomalo calo" dei medicinali da intubazione dal frigo: "Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare succinicolina e propofol a chi sta morendo? -scrisse il 23 marzo su Whatsapp chiedendo di tenere il segreto - Lo sta chiedendo ad alcuni di noi, io non ci sto a uccidere per liberare posti letto". Il giorno dopo la morte di Paletti scattò una foto a tre fiale vuote scovate tra i rifiuti di vetro, e la inviò a Rigo. "Ce le ha messe qualcuno, quelle fiale non avrebbero dovuto stare lì ma nel cestino taglienti - si è difeso l’imputato con dichiarazioni spontanee – E i cappucci allora dove sono?". Alla fine Bonettini, che ieri ha negato di aver ricevuto ordini diretti di somministrazioni letali (ma dalle intercettazioni sembrava il contrario) non denunciò. "Per paura". "Qui ci stanno prendendo tutti, ci hanno denunciato per qualcosa, e immagino di sapere perché" disse in una telefonata alla collega Silvia Fenocchio dopo la notizia dell’inchiesta, il cui audio è stato riprodotto . "La succinilcolina?". "Sì". "Secondo te chi è che ha parlato?". "Michele".