FEDERICA PACELLA
Cronaca

Il volontario al canile e gli amici animali: "Non sono un gioco"

Chi può resistere allo sguardo di un cucciolo «trovato» sotto l’albero di Natale? Peccato che, dopo l’entusiasmo del primo momento, accade che ci si renda conto che quel cagnolino proprio non lo si può tenere in appartamento o che il gattino ha bisogno di troppe cure

Mauro Mazzorati (Fotolive)

Brescia, 27 dicembre 2015 - Chi può resistere allo sguardo di un cucciolo «trovato» sotto l’albero di Natale? Peccato che, dopo l’entusiasmo del primo momento, accade che ci si renda conto che quel cagnolino proprio non lo si può tenere in appartamento o che il gattino ha bisogno di troppe cure. «Purtroppo c’è ancora la moda – racconta Mauro Mazzorati, uno dei volontari dell’associazione Sos Randagi che gestisce il canile rifugio di via Girelli – di regalare animali da compagnia per il Natale. Quando qualcuno si presenta con questa intenzione, noi chiediamo di venir qui con il destinatario del dono, perché un animale non è un gioco, e chi lo riceve deve essere consapevole dell’impegno».

Nei week-end pre Natale si sono contati oltre 50 visite di persone interessate agli affidi. Nonostante l’attenzione dei volontari, succede che circa un 5% degli animali affidati poi torna indietro, percentuale che resta costante per tutto l’anno. «Alternativa al regalo – precisa Mazzorati – è l’affido a distanza, ovvero il versamento di una delle quote necessarie al mantenimento di uno dei nostri ospiti più anziani. Sarà poi chi riceve il regalo a decidere se proseguire il proprio impegno o magari tramutare il regalo in adozione definitiva». Quello che conta, insomma, è la consapevolezza, per evitare ripensamenti che fanno male soprattutto agli animali.

Sono circa 80 i cani ospitati al momento in via Girelli. Il turn over è abbastanza alto, normalmente l’adozione arriva dopo una decina di giorni per i più giovani, mentre i più anziani fanno più fatica a trovare una casa. La gestione è affidata ai volontari, cinque fissi, più alcuni che si alternano a rotazione. «Cerchiamo di rendere la permanenza il più confortevole possibile – racconta Mauro – ultimamente abbiamo piastrellato l’interno delle gabbie, per migliorare le operazioni di pulizia». La maggior parte degli ospiti arrivano dal canile sanitario gestito da Asl: si tratta di cani abbandonati senza microchip. A questi si aggiungono poi i cani che arrivano dall’est Europa e dal sud Italia, dove il fenomeno del randagismo preoccupa.

La crisi, poi, ha aumentato gli «affidi». Chi perde il lavoro o vive di ammortizzatori sociali spesso si trova costretto a dire addio al suo amico a quattro zampe. E’ il caso, ad esempio, di Duke, un meticcio biondo, arrivato in via Girelli dopo che il suo padrone, che lo aveva accolto pur avendo perso il lavoro, ha dovuto lasciarlo dopo essere rimasto anche senza casa: la presenza di Duke rendeva più difficile persino ricevere un aiuto dalle istituzioni. Altri sono «scarti di caccia», bracchi, setter inglesi, espaniel breton, che scappano impauriti davanti agli spari: troppo docili, insomma, per i loro padroni. Il contributo, però, arriva solo per i cani inviati dall’Asl, 3 euro al giorno per ciascuno. «Per quelli che arrivano dal Sud – spiega Mazzaroti – e per i gatti non riceviamo nulla». Eppure le spese non mancano: c’è il mutuo acceso per la struttura, il cibo, le spese mediche. «Chi opera qui – conclude – è un punto di riferimento per gli animali. Crediamo però che il canile non sia un punto d’arrivo, ma un trampolino di lancio che aiuti gli animali ad essere reinseriti nella società».