FEDERICA PACELLA
Cronaca

Caffaro, una nomina ferma la bonifica. Il commissario: il Comune si rifiuta

Brescia, la bomba ecologica attende l’intervento. L a gara d’appalto bloccata perché manca il responsabile

Carabinieri alla Caffaro

Brescia -  Il veleno resterà ancora per un po’ nel terreno della città. I tempi per la messa a gara del progetto di bonifica del sito industriale Caffaro di Brescia rischiano di allungarsi per una nomina. Manca il Rup, sigla astrusa di tipica marca burocratica che identifica il Responsabile unico del procedimento, quella figura in capo alla quale sta la responsabilità di gestire l’appalto. Entro 2-3 settimane, il progetto per bonificare e mettere in sicurezza gli 11,6 ettari inquinati da Pcb e diossine sarebbe pronto per essere validato, appunto, dal Rup. Per questo ruolo, il commissario straordinario Roberto Moreni (che ora sta lavorando con un incarico in proroga fino al 22 giugno, in attesa che arrivi il decreto di nomina del successore Mario Nova) ha scelto unilateralmente l’ingegner Susi Canti, dirigente del settore risanamento ambientale e bonifiche del Comune.

«Ma sono incappato nella mancata disponibilità da parte del Comune – ha spiegato Moreni nella conferenza di fine mandato – che ha detto di no. E senza non si può procedere". Il direttore generale del Comune ha poi chiarito ieri pomeriggio che per la nomina del responsabile serve una disposizione del Comune, in quanto datore di lavoro, e che non è venuta meno la volontà di collaborare. Spetterà probabilmente a Nova sbrogliare la matassa. Intanto Moreni sta lavorando comunque al capitolato dell’intervento di bonifica. Facendo un bilancio dei 6 anni di mandato, oltre all’incremento dei fondi (dai 10 milioni nel 2015 ai 91 di oggi), Moreni ricorda di aver concluso anche quasi tutti i lavori previsti dall’accordo di programma del 2009, rinnovato nel 2020.

Resta la bonifica di via Sorbana, arenatasi al ministero dell’Ambiente dopo le osservazioni di Arpa, con cui il commissario ha forse registrato gli scontri più duri in questi anni. "Mi sono trovato a confrontarmi con il perfezionismo inconcludente. Quando non c’è più il responsabile che ha inquinato, si deve intervenire con le risorse che ci sono, altrimenti le cose peggiorano". Anche sul fronte del cromo esavalente, che nel sito Caffaro supera i limiti di centinaia di volte, Moreni registra un atteggiamento "equivoco" da parte dell’Agenzia per la protezione ambientale. "Da una parte c’è grande enfasi quando vengono resi noti i dati, dall’altra c’è però una gestione lasca quando si propongono delle soluzioni per intervenire. Inoltre, in altri siti come Baratti-Inselvini, i valori di cromo in falda sono molto più elevati che in Caffaro, ma non c’è tutto questo clamore". Nonostante tutto, se tornasse indietro, Moreni riaccetterebbe l’incarico (gratuito per lui). "È stata un’esperienza per me positiva, anche se spesso mi sono sentito una rotellina che girava al contrario rispetto all’ingranaggio".