BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, tetraplegico per un proiettile vagante: nessun colpevole. Il giallo del fucile sparito

Giacomo Gazzoli costretto su una sedia a rotelle dopo essere stato colpito da una pallottola mentre era viaggiava in auto in Val Camonica: l’unico imputato, un cacciatore 37enne, è stato assolto

Giacomo Gazzoli, 74 anni, mostra il foro del proiettile che lo ha colpito alla schiena rendendolo tetraplegico

Brescia – Quattro anni e mezzo fa, mentre guidava l’auto seduto accanto alla compagna sulle strade di Corteno Golgi, piccolo paese di montagna della Val Camonica a pochi chilometri da Edolo, un proiettile da caccia vagante centrò in pieno la portiera della sua macchina, trapassò il sedile del conducente e gli si conficcò nella schiena, provocandogli lesioni irreversibili al midollo spinale.

Oggi Giacomo Gazzoli, 75enne di Braone, per quell’incidente è in sedia a rotelle. Un incidente incredibile, con un finale, se è possibile, ancora più assurdo - era l’11 novembre 2018 - per il quale però nessuno ha pagato. Il presunto autore dello sparo, un 37enne cacciatore di Corteno, a processo per lesioni gravissime porto illegale di arma - una carabina - in luogo pubblico è stato assolto oggi martedì 20 giugno da tutti gli addebiti “per non aver commesso il fatto”. "Questo processo non avrebbe dovuto nemmeno partire, il mio assistito è innocente e la perizia balistica gli ha dato ragione”, tira un sospiro di sollievo l’avvocato Enzo Bosio, che lo difende.

Anche la pm Claudia Moregola nella scorsa udienza si era ritrovata a chiedere l’assoluzione per 'insufficienza di prove'. L’ipotesi iniziale degli inquirenti era che dietro il dramma capitato a Gazzoli, appunto rimasto tetraplegico, vi fosse un folle tiro a segno organizzato per gioco.

Durante le prime settimane di indagine erano stati messi sotto inchiesta due fratelli residenti a pochi passi dal luogo in cui fu esploso il colpo. Due cacciatori. La posizione di uno tuttavia, il cui alibi fu ritenuto credibile, fu archiviata.

Quella dell’altro, –  l’odierno imputato, che stando all’accusa avrebbe reso dichiarazioni contraddittorie – fu invece cristallizzata in una richiesta di rinvio a giudizio. Tuttavia, il castello accusatorio nel corso del processo, celebrato in abbreviato, si è sgretolato, tanto da avere appunto indotto il pm a ritenere che la colpevolezza del 37enne non fosse sostenibile al di là di ogni ragionevole dubbio.

Stando a una perizia balistica il colpo fu esploso da un promontorio a una distanza di circa 400 metri, e con ogni probabilità si trattò non già di un gioco, quanto di un colpo sfuggito durante una battuta di caccia, forse al cinghiale. All’imputato furono sequestrati tre fucili di grosso calibro. E nella sua disponibilità - lo ha dichiarato lui stesso - ve ne sarebbe stata anche un quarto, che però non fu mai trovata dagli inquirenti.

Il cacciatore ha sostenuto di essersene sbarazzato una volta iscritto al registro degli indagati per non finire nei guai, essendo la stessa un’arma detenuta illegalmente. La consulenza difensiva ha inoltre messo in evidenza un punto cruciale, ovvero che il foro individuato sulla portiera dell’auto di Gazzoli appare incompatibile con le armi in sequestro, tutte di calibro maggiore. A sparare, dunque, non furono certamente le carabine esaminate dagli investigatori. Se fu l’arma sparita a esplodere il colpo micidiale, non si potrà mai dire. Di qui la richiesta di assoluzione, alla quale si era opposta la parte civile.Una richiesta superata dal gup, che ha decretato un’assoluzione con formula piena.