GABRIELE MORONI
Cronaca

Barbara, gli spari dell’ex e la rinascita: "Denunciate gli uomini violenti"

"Non accettavo le sue menzogne. Alle donne dico: dovete reagire"

Barbara Zanini

Brescia, 8 marzo 2017 - In un appartamento di Arma di Taggia, un appuntato dei carabinieri, sposato, una figlia, ferisce alla testa con un colpo di pistola Barbara Zanini , 33 anni, di Clusane d’Iseo. Convinto di averla ammazzata, rivolge l’arma contro di sé e si uccide.

Barbara Zanini, ci racconta la sua storia?

«Il 25 ottobre 2015 sono stata vittima di un tentato femminicidio. A spararmi è stato un carabiniere, Alessio De Palma, che avevo conosciuto qualche mese prima e con il quale avevo chiuso la frequentazione dopo avere scoperto tutta una serie di menzogne. Non era separato, come mi aveva detto, ma sposato. Mi ha sparato perché avevo scelto la mia libertà, la mia dignità, perché non avevo voluto scendere ai suoi disonesti compromessi».

Ha mai provato odio?

«No, ma non perdono. Né lui né tutti quelli che con le loro cattiverie e menzogne hanno contribuito a rendere ancora più dolorosa questa tragedia: il susseguirsi di false notizie e la superficialità da parte della stampa nel non controllare la veridicità delle fonti».

Com’è stata la sua rinascita?

«La strada è ancora lunga. Il trauma cranico mi ha causato un’emiparesi alla parte destra del corpo. Fino a qualche mese fa ero su una carrozzina. Ora cammino, a fatica, ma cammino. Sono stata sei mesi in ospedale, ho subito due interventi alla testa e ho trovato la forza di affrontare tutto grazie all’amore della mia famiglia e della mia migliore amica, Fiorenza. Ho dovuto ripartire da zero. Ma non voglio mollare: sono troppo innamorata della vita. Ringrazio l’avvocato Lorena Binello, che quella notte ha sentito la mia richiesta di aiuto e ha subito chiamato i soccorsi, il comandante FrancescoMartino, dei carabinieri di Pietra Ligure, che è sempre stato vicino a me e ai miei, il generale Paolo Carra, il dottor Filippo Badaloni, neurochirurgo del Santa Corona di Pietra Ligure, che mi ha salvato la vita e le amiche meravigliose dell’associazione Il Cerchio delle donne di Rovato».

Condivide l’iniziativa di oggi, 8 marzo, che prevede che le donne vestano di nero e fucsia e attuino uno sciopero contro violenza e femminicidi?

«Alle donne vittime di violenza vorrei dire di non avere paura, di denunciare subito e di non perdonare mai qualsiasi tipo di violenza, fisica o verbale. E di essere attente a qualsiasi segnale. La violenza sulle donne è una piaga vergognosa della nostra società, quindi sono più che favorevole a qualsiasi tipo di iniziativa per tenere viva l’attenzione, come lo sciopero. Non sarà una soluzione definitiva, ma manterrà alta l’attenzione».