Bambino morto in piscina, indagati cinque bagnini e i genitori

Atto dovuto in vista dell’autopsia in programma oggi per accertare le cause del decesso ed eventuali responsabilità

I soccorsi domenica pomeriggio all’impianto di via Rodi

I soccorsi domenica pomeriggio all’impianto di via Rodi

Brescia, 22 luglio 2020 - Ci sono sette indagati per la morte di Ansh Sharma, il bimbo di 7 anni deceduto domenica pomeriggio nella piscina comunale Lamarmora in città: sono i 5 bagnini in servizio nel lido estivo di via Rodi e i genitori del piccolo di origine indiana, nell’impianto sportivo con lui e il fratello maggiore. Un “atto dovuto“ per permettere la partecipazione all’esame autoptico, in programma oggi, ritenuto determinante per ricostruire eventuali responsabilità omissive.

L’indagine, aperta dal pm Gianluca Grippo per omicidio colposo, non può infatti contare sulle immagini delle telecamere ma sulle testimonianze. Stando ai bagnini dell’impianto gestito dalla società Europa sporting club, Ansh alle 16 era da solo nella vasca olimpionica esterna, fuori dal raggio visivo dei familiari a prendere il sole negli spazi attorno alle piscine. Il piccolo era appeso lungo il bordo della vasca da 50 metri vicino alla scaletta quando è stato visto sott’acqua in preda a un malore. A intervenire per recuperarlo sarebbero stati i bagnini con alcuni nuotatori - nella vasca grande c’erano una quarantina di persone - mentre i genitori si trovavano a distanza. Rianimarlo si è rivelato impossibile. L’ipotesi iniziale è che Ansh sia stato colto da malore fulminante, la cui origine però è oscura.

Non si esclude nulla e, giacché le versioni sono contrastanti, nemmeno che sia sfuggito alla madre e al padre avventurandosi in acqua pur non sapendo nuotare bene o che sia scivolato nella vasca. Di qui l’importanza dell’autopsia: la presenza di acqua nei polmoni profilerebbe un decesso per annegamento e la possibilità che l’incidente fosse evitabile.