
Luca Degani, di Uneba Lombardia, ha scritto una lettera al Governo
Una sfida, se non una “guerra“, generazionale: rischia di diventarlo il pagamento della retta nelle Rsa, soprattutto per i posti dedicati alle persone con Alzheimer, secondo Uneba, Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, che in Lombardia riunisce 450 enti. Il nodo riguarda le rette per l’assistenza agli anziani non autosufficienti: molte sentenze, in questi anni, hanno decretato che per un malato di Alzheimer l’assistenza ricevuta in Rsa debba essere gratuita, ma al contempo non è definito il pagamento dell’assistenza alle Rsa da parte del Sistema sanitario. In questo limbo, da una parte le strutture sociosanitarie non hanno certezza su chi corrisponderà la retta e, dall’altra, le famiglie se la prendono con le Rsa, accusate di richiedere il pagamento non dovuto. Da qui la sollecitazione a fare chiarezza, con una lettera inviata a Governo, Regioni, gruppi parlamentari: la retta è interamente a carico della Regione?
"Pensare che una patologia degenerativa cronica determini la totale gratuità del ricovero rischia di far saltare il sistema sanitario nazionale – spiega Luca Degani, presidente Uneba Lombardia –. Noi abbiamo in Italia 300mila posti letto, il confronto europeo e gli stessi indici programmatori nazionali ne riterrebbero necessari 600mila. Il costo di un anno di ricovero per la quota sociale è, ipotizzando 80 euro di retta, di circa 30mila euro, traslandoli quali costi sanitari diverrebbero 10 miliardi per i posti letto attuali e 20 per quelli ritenuti necessari".
In Lombardia i posti nuclei Alzheimer sono poco più di 4.417 su 663.355 totali (dati 2023); nel Bresciano sono 419 su 7.386 posti autorizzati. "Vorrebbe dire sconvolgere il fondo sanitario nazionale in termini di sostenibilità della spesa farmaceutica e ospedaliera. In un periodo di inverno demografico rischia di essere la “guerra generazionale“" conclude Degani.
F.P.