Composti tossici in 6 impianti su 25: in Lombardia è allarme depuratori

Arpa ha rilevato negli scarichi i Pfas, veleni che si accumulano persino negli organismi viventi, uomo compreso

Analisi

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Negli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue non dovrebbero proprio esserci, tanto che il legislatore non ha previsto finora un limite normativo. Eppure Arpa ha trovato le sostanze perfluoroalchiliche chiamate Pfas negli scarichi di sei depuratori lombardi. Si tratta di composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi.

Oggi queste sostanze sono conosciute per la contaminazione ambientale che hanno prodotto negli anni proprio a causa della loro stabilità termica e chimica, che le rendono resistenti ai processi di degradazione esistenti in natura. Ma oltre alla tendenza ad accumularsi nell’ambiente, i Pfas persistono anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici ad alte concentrazioni.

Non un quadro allarmante ma comunque significativo, tanto che i gestori dei sei impianti dove è stata rilevata la presenza di almeno un composto Pfas si sono già attivati per fare un monitoraggio più frequente. I Pfas vengono monitorati in modo sistematico dal 2018 da Arpa Lombardia nelle acque superficiali e sotterrane, con approfondimenti anche su percolati e piezometri più significativi della rete delle discariche: i campionamenti effettuati hanno mostrato la presenza in concentrazioni variabili ma significative di Pfas nei percolati da discarica, in particolare Rsu, speciali e, anche se in quantità decisamente più contenute, inerti. Nella campagna 2020-2021, i cui risultati sono stati da poco pubblicati, Arpa è andata a indagare anche gli scarichi degli impianti di depurazione per migliorare la conoscenza delle potenziali fonti di pressione e dei conseguenti impatti sui corpi idrici fluviali.

Come si legge nella sezione del report dedicato ai reflui (curata da Emma Porro), su 25 depuratori oggetto di indagine nel 2021 sono 6 quelli dove è stato rilevato almeno un composto Pfas. Si tratta degli impianti di Lurano (Bergamo, scarico nel fiume Serio-canale Gronda Sud), Mortara (Pavia, scarico nel torrente Erbognone), Casalmaggiore (Cremona, scarico nel canale Dugale Casumenta), Belgioioso (Pavia, scarico nella roggia Molina- Cavo Sesso), Manerbio (Brescia, scarico nel Mella), Olgiate Olona (Varese, scarico nel fiume Olona). Solo in due, Belgioioso e Mortara, si è riscontrata continuità nelle due campagne di monitoraggio, mentre negli altri 4 depuratori i Pfas sono stati rilevati solo in una campagna. Per due impianti, Casalmaggiore e Mortara, l’esito non sorprende poiché trattano anche reflui industriali, tra cui gli scarichi di aziende autorizzate al trattamento di rifiuti liquidi, da cui arrivano i Pfas.