
Un agnello beve dal biberon
Breno, 12 settembre 2016 - Il pastore brandisce con violenza il suo bastone. Prende un agnellino e scaglia a terra come se fosse un cencio. Per la vallata echeggiano parolacce e improperi. Non mancano gli insulti rivolti all’Altissimo. E poi belati. Tanti, terrorizzati. E l’abbaiare di un cane che fa il suo dovere, forse nel terrore di non dovere essere lui a sopportare lo stesso trattamento. Non sarebbe la prima volta del resto. Sono i passaggi più forti delle immagini di un filmato rubato nei giorni scorsi nella zona del passo di Crocedomini.
Immagini inquietanti, che narrano un comune giorno sui monti: tra male parole e un bastone che vibra. La denuncia arriva dal partito Protezione Animali e dal suo presidente Fabrizio Catelli. «Ancora una volta il passo di Crocedomini è teatro di maltrattamenti nei confronti di bestiole che nessuna colpa hanno se non quella di non comportarsi come il pastore vorrebbe – dice Catelli – Testimoni ci hanno spiegato che in precedenza la scena era stata ancor più violenta. Il Partito Protezione animali si chiede il perché di tutto questo accanimento. Siamo coscienti della durezza della vita in montagna, ma questo non deve dare la possibilità a coloro che vivono nelle malghe di disumanizzarsi. Nemmeno gli animali si comportano così con gli animali».
La zona dove sono state fatte le riprese è la stessa dove fu barbaramente ucciso a bastonate il cane da pastore Moro, due estati fa. Il colpevole è stato riconosciuto. «Dopo l’avvio del processo in cui il Ppa è parte offesa e la promessa mai mantenuta dal sindaco Sandro Farisoglio di non rinnovare a quella persona la concessione delle malghe che gestisce – dice Catelli - la crudeltà torna al passo di Crocedomini, anche se non è nostra intenzione colpevolizzare quel signore che vogliamo pensare estraneo ai fatti, né tanti altri pastori che ben svolgono il loro lavoro. Non accusiamo nemmeno i brenesi. Il gregge potrebbe arrivare da ovunque. Due anni fa, però, avevamo chiesto incontri per spiegare a chi lavora in montagna le norme deontologiche di lavoro con gli animali. Non ci hanno mai dato retta. Ora assistiamo ad un nuovo triste episodio frutto di un retaggio culturale antico. Noi riteniamo che chi agisce così possa cambiare se gli viene spiegato che sbaglia».