REDAZIONE BERGAMO

Bergamo, rabbia ultras: tribune aperte e curve chiuse

Il Prefetto ammorbidisce le misure 'restrittive' e riapre solo alcuni settori. ma restano i divieti anche per i tifosi ospiti. Penalizzati ancora i supporter non in possesso della Dea Card. Il dg Marino: "Ci manca il dodicesimo uomo in campo" di Marco Rota

Tifosi dell'Atalanta

Bergamo, 13 febbario 2015 - Sorpresa: allo stadio Atleti Azzurri d’Italia arriva l’Inter e, nonostante si tratti di una partita tradizionalmente a rischio, con una sfilza di precedenti poco simpatici, la linea dura sin qui mostrata dal prefetto di Bergamo, Francesca Ferrandino, si stempera. Ma non di molto: le restrizioni, decise su ordine del ministro dell’Interno dopo gli scontri scoppiati il 22 novembre scorso al termine della partita Atalanta-Roma, sono state solo parzialmente revocate, ma non sono state abolite, come avevano chiesto a gran voce non solo gli irriducibili della Curva Nord, ma anche le frange più “regolari’’ della tifoseria bergamasca.

Un primo passo verso la normalizzazione, comunque, è stato compiuto: in occasione della partita di domenica pomeriggio l’accesso allo stadio (ad eccezione del Settore ospiti, che resta vietato comunque) sarà infatti consentito ai residenti in provincia di Bergamo che siano in possesso della tessera del tifoso, anche rilasciata anche dopo il 27 novembre 2014; inoltre è consentita la vendita dei biglietti per la Tribuna Creberg e la Tribuna Centrale, sempre ai soli residenti in terra bergamasca. Per il resto è confermata le scelta che ha caratterizzato le ultime cinque partite casalinghe della squadra nerazzurra: l’Atalanta non potrà mettere in vendita biglietti o carnet e dovrà sospendere la validità degli abbonamenti per la Curva Nord e la Curva Sud per i tifosi non “fidelizzati’’, ovvero senza la Dea Card, la tessera del tifoso atalantina. Tribune aperte, dunque, e curve chiuse, nel senso che i biglietti per le tribune potranno essere acquistati anche da chi non ha la tessera del tifoso, mentre alle Curve si potrà acceder solo con la tessera.

Un passo avanti, dicevamo: nelle ultime cinque gare casalinghe tutto lo stadio era off-limits per chi non aveva con sè la Dea Card. Basterà questo a tacitare mugugni e proteste? Naturalmente no, almeno per quanto riguarda gli ultrà della Nord, che della battaglia contro la tessera del tifoso hanno fatto un punto d’orgoglio e che anche domenica prossima probabilmente si ritroveranno all’esterno dello stadio, dove già si erano radunati domenica 11 gennaio, in occasione di Atalanta-Chievo, per protestare contro i divieti. Una protesta inscenata a colpi di slogan da un centinaio di persone, che non è però sconfinata in atti violenti.

Del resto, dopo i fattacci del 22 novembre scorso che culminarono con il ferimento di quattro agenti (episodio peraltro condannato dai portavoce degli ultrà stessi), il malcontento della Nord è stato opportunamente tenuto a bada. Provocare altri scontri ed esacerbare ulteriormente l’opinione pubblica non conviene a nessuno, dato che a Bergamo è in corso un maxiprocesso contro il tifo violento che vede alla sbarra anche il capo della Curva, Cludio “Bocia“ Galimberti. Altre violenze, inoltre, aprirebbero la strada a nuovi e più aspri divieti da parte della prefettura, senza contare che la stessa società atalantina vuole che la situazione torni alla normalità il più presto possibile, per riavere pubblico pagante allo stadio e recupere le perdite, economiche e d’immagine, subite in questi tre mesi di purgatorio: «Siamo ossequiosi delle decisioni del prefetto - ha dichiarato l’altro giorno il dg Marino – ma senza i nostri tifosi ci manca il “dodicesimo uomo“ e i divieti sono per noi un danno anche economico».

di Marco Rota