Zambon interrogato sul piano pandemico

Per il funzionario, l’Oms finora aveva opposto l’immunità. È rimasto in Procura per ore. Il colloquio è stato secretato

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di Francesco Donadoni

La Procura lo aveva già convocato tre volte. Ma senza esito. A sorpresa si era presentato il suo “capo”, il dottor Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms in Italia. Guerra era stato sentito a novembre come testimone dal pool dei magistrati bergamaschi, coordinati dall’aggiunto Maria Cristina Rota, sul piano pandemico che porta la data del 2017, che non sarebbe stato aggiornato e per di più, secondo alcuni, altro non sarebbe che un copia-incolla del documento del 2006. Rapporto poi rimosso dal sito dell’Oms. Come mai? È quello che vuole scoprire la Procura di Bergamo, che – occorre ricordarlo – ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa sulla chiusura e riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo. Tornando al rapporto, gli inquirenti oltre a Guerra volevano sentire Francesco Zambon (convocato tre volte, due attraverso la Farnesina) attualmente alla guida dell’Ufficio europeo per i piccoli Stati, con sede a Venezia, ma l’Oms ha opposto l’immunità diplomatica. Che evidentemente è venuta meno, visto che il ricercatore martedì pomeriggio si è presentato negli uffici di piazza Dante e c’è rimasto per parecchie ore. Come ha confermato il suo avvocato, Vittore D’Acquarone, Zambon è stato ascoltato dai magistrati come teste sulla vicenda su cui la procura sta facendo approfondimenti, e nello specifico l’esistenza di un piano pandemico che, in base a una ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbe stato pubblicato e rimosso poco dopo. Zambon fino a martedì aveva sempre seguito l’indicazione dell’Oms di avvalersi dell’immunità. In un’intervista il ricercatore aveva sostenuto di aver ricevuto pressioni da Guerra. Quello che ha detto martedì è stato secretato.

E proprio ieri Guerra in un’intervista a un’agenzia ha dichiarato che tutte le colpe sarebbero di Copenaghen, sede europea dell’Oms. A proposito del piano pandemico il direttore generale vicario ha ribadito che quel rapporto che evidenziava le falle italiane nella gestione del coronavirus nel nostro Paese, "venne ritirato per decisione proprio dell’ufficio di Copenaghen e io proposi di salvarlo proponendo che due colleghi dell’Istituto superiore di sanità si affiancassero ai colleghi di Venezia per correggere le imperfezioni e ripubblicare il rapporto così migliorato nel giro di un paio di giorni".

"Siamo soddisfatti di questi sviluppi, poiché riteniamo cruciale la testimonianza di Zambon per far emergere la verità su quanto accaduto non solo con la sparizione del report, ma soprattutto per il fatto che per 15 anni abbiamo avuto un piano pandemico che non era adeguato alle direttive internazionali e di conseguenza non era idoneo ad affrontare gli scenari che purtroppo oggi tutti conosciamo", commenta il Comitato Noi Denunceremo.