Udienza reperti Yara, difesa Bossetti: "Lo spostamento interruppe la catena del freddo"

In tribunale a Venezia si discute l'opposizione degli avvocati dell'uomo condannato per l'omicidio alla richiesta di archiviazione delle posizioni di giudice e funzionario indagati con l'accusa di depistaggio

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo - Prima udienza oggi, mercoledì 16 novembre, a Venezia (sede competente sui magistrati in servizio a Bergamo), davanti al gip Scaramuzza per la vicenda dei reperti del caso di Yara Gambirasio. Si discute l'opposizione della difesa di Massimo Bossetti (condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra) alla richiesta della Procura di Venezia di archiviare il fascicolo che vede indagati per frode in processo e depistaggio il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la responsabile dell'Ufficio corpi di reato, Laura Epis.

Per la Procura veneziana, dalle verifiche effettuate e dalla testimonianze raccolte, non è emersa da parte degli indagati alcuna volontà di distruggere né alcuna intenzione di lasciare che si deteriorassero i 54 campioni con il Dna estratto dagli slip e dai leggings di Yara. Conservati a lungo nei frigoriferi dell'ospedale San Raffaele di Milano, erano stati sequestrati dalla Procura di Bergamo e portati nell'Ufficio corpi di reato del Palazzo di giustizia bergamasco. 

Per Claudio Salvagni, difensore di Bossetti, lo spostamento delle provette dal San Raffaele all'Ufficio corpi di reato interruppe la catena del freddo compromettendo irrimediabilmente lo stato di conservazione dei reperti, che sarebbero stati idonei per nuove analisi. Nell'udienza il legale ha chiamato ancora una volta, duramente, in causa il pm di Bergamo Letizia Ruggeri che dopo i tre gradi di giudizio chiese e ottenne la confisca dei reperti del caso Yara. L'udienza è stata aggiornata al 30 novembre con l'intervento dei difensori.