"Yara vive nel sorriso dei giovani. La giustizia? Non ce la restituirà"

Bergamo, il papà e la mamma al torneo dedicato alla bimba uccisa

La premiazione del torneo in memoria di Yara (De Pascale)

La premiazione del torneo in memoria di Yara (De Pascale)

Valbrembo (Bergamo), 11 settembre 2017 - Virtus Bergamo batte Juventus 5 a 1. Villa d’Almé-Inter 0-0. Albinoleffe-Fiorentina 2-2. Piccolo miracolo in terra bergamasca. Ma tutto è possibile, nel rettangolo verde, fradicio di pioggia, nel centro sportivo di Valbrembo. Accade al Torneo di calcio per sedici squadre della categoria pulcini, promosso dall’associazione “La passione di Yara”, organizzato dall’Accademia calcio Valbrembo e dal Gruppo sportivo Paladina. È felice l’omone con gli occhiali, maglietta dell’associazione, pantaloni corti, l’aria buona, il sorriso della persona riservata che sa quando, con chi, aprirsi al sorriso e all’amicizia: Fulvio Gambirasio, il padre di Yara.

L’associazione è una delle vostre ragioni di vita.

«È qualcosa che ci fa stare bene. La nostra non è una missione. Sono credente. È la Provvidenza che sta lavorando in questo senso. Ci aiuta. Altrimenti, non riesco a immaginare come avremmo trascorso questi ultimi tre anni». È l’unico, velato accenno a uno spartiacque nella tragedia della figlia tredicenne, l’arresto di Massimo Bossetti, nel giugno del 2014, i due processi, l’ergastolo inflitto e ribadito all’uomo di Mapello.

Cosa vi proponete?

«In questo momento il messaggio che vogliamo mandare, ai nostri figli per primi, e a tutti i ragazzi, è quello che la vita va avanti. E lo stesso fanno i genitori che collaborano con noi. Collaboriamo anche con il Sinodo dei Giovani. Collaboriamo per portare avanti il livello di cultura dei giovani e vedere cosa riusciranno a fare in futuro. La legge è la legge. Segue il suo percorso. Noi seguiamo il nostro».

Ha seguito le ultime vicende giudiziarie?

«No. Cosa mi cambia? Mi ridà mia figlia? No. E allora?». “La passione di Yara” vuole aiutare a realizzare le passioni sportive, culturali, artistiche di ragazzi di Bergamo e di tutta Italia, ostacolati da difficoltà, per prime quelle economiche. «Abbiano fatto un grande lavoro di comunicazione. Quando sappiamo di una certa situazione, ci presentiamo, con leggerezza. Diciamo, semplicemente: ‘Siamo qui’. Facciamo due chiacchiere con il ragazzo. Senza i genitori perché non ci deve essere condizionamento. Cerchiamo di cogliere il livello di passione. Così, abbiamo scoperto un mondo».

Come definisce la vostra attività?

«Guardiamo al discorso sociale. Non siamo talent scout. Aiutiamo il ragazzo a realizzarsi, però vogliamo vedere anche il rendimento scolastico. Gli diciamo: ‘Vedi, non ci sembra corretto darti una mano a diventare un grande calciatore. Invece, vogliamo vederti crescere come persona”. Finora abbiano scartato, molto a malincuore, un solo progetto. A fine ottobre verranno formalizzate le borse di studio, otto da 500 euro, alcune di due, altre di tre anni per dare continuità. L’altro progetto è il bando per quattro borse di studio per due anni, fino a 8mila euro, per allievi del Conservatorio di Bergamo». Il diluvio non turba la festa. Fulvio torna nel pomeriggio con Maura. La madre di Yara non è rimasta imprigionata nella tragedia. Quella è tutta riposta nel cuore. Discreta e schiva. Fortissima. «In questi bambini - dice Maura Panarese - c’è un sorriso che ci ritorna. Abbiamo delle soddisfazioni. Come l’incontro con un ragazzo che abbiamo aiutato per uno stage di danza a Trento. Una storia alla Billy Elliot. In più, aveva avuto problemi per il bullismo. Ci ha ringraziato. Siamo sulla strada giusta. È la nostra strada. Per noi, l’unica».