Dieci anni dopo, Yara c’è. Il ricordo e l’associazione: "Sempre insieme a noi"

Bergamo, i genitori e la onlus dedicata alla ragazzina aggredita e lasciata morire al freddo

Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

Bergamo, 23 novembre 2020 -  Oggi avrebbe ventitré anni. Con la passione, la forza di volontà che l’animava, avrebbe certamente realizzato i propositi che confidava nel diario. "Il mio sogno è quello di avere una schiena molto sciolta per diventare una bravissima ginnasta". E ancora: "Diventare un’insegnante di ginnastica ritmica". I sogni di Yara Gambirasio si sono infranti dieci anni fa. la sera del 26 novembre 2010, fra le sterpaglie di un campo di Chignolo d’Isola, lo stesso che tre mesi dopo ha restituito il suo corpo. Un privato che tiene all’anonimato ha fatto collocare un monumento di tenera pietà, un taglio di cemento dove sono stati depositati due statuette della Madonna, un piccolo angelo, un rosario, fiori, tanti peluche, anche un soldo di cioccolato.

Brembate di Sopra. In via Locatelli la pandemia ha fatto chiudere le porte del centro sportivo di via Locatelli dove la tredicenne è vista per l’ultima volta. Il tempo di svoltare in via Morlotti, nel buio, a poche centinaia di metri dall’abitazione di via Rampinelli. Lì viene ghermita. I genitori conducono la vita riservata di sempre. Compaiono per gli impegni legati all’associazione La Passione di Yara e quando viene ricordata la loro bambina, come all’intitolazione della Casa dello Sport di via Gleno, a Bergamo. "Io e Fulvio - ha detto quel giorno mamma Maura, mentre il marito, silenzioso e commosso, l’accarezzava con lo sguardo –, così come la nostra famiglia, siamo persone normalissime. Non ci sembra di avere fatto niente di strano, di miracoloso, di grande. L’unica cosa: avevamo Yara. È vero. Yara è qua. È presente. Molto spesso mi capita di vedere, quando si guardano le fotografie, negli spazi vuoti c’è lei. C’è uno spazio vuoto? No, c’è lei. C’è la sua forza. C’è il suo sorriso. Ci sono i suoi occhi. Un frase che amava dire Yara prima di entrare in pedana. Mi diceva: ‘Mamma, io spacco il mondo. Entro e spacco il mondo’. Anche voi spaccate il mondo. Fate in modo che i ragazzi e le ragazze continuino, vadano avanti con la loro passione. Perché non c’è niente di più bello dei sorrisi di questi ragazzi quando fanno la loro passione, che sia sportiva, culturale, qualsiasi cosa. Fanno la loro passione, fanno una cosa che li rende felici, uomini e donne del domani".

L’associazione è nata nel 2015 per sostenere le passioni sportive, culturali, di studio, artistiche di giovani di tutta Italia ostacolati da difficoltà economiche. L’iniziativa è stata di alcuni genitori e di suor Carla Lavelli, preside della scuola media di Yara, subito sposata da Maura e Fulvio. Onlus dal 2016, undici persone a formare il direttivo, un centinaio di volontari, da chi offre un sostegno materiale, ai professionisti pronti a dare una consulenza, alle persone che operano sul campo. In questi anni La Passione di Yara ha sostenuto 86 progetti (altri due sono in corso), erogato contributi per oltre 115mila euro e ricevuto donazioni per oltre 150mila. Lo sforzo in corso è quello di allargare la rete solidale per rendersi utili anche oltre il perimetro statutario dell’associazione, come nel caso di un ragazzo bergamasco che non poteva andare in gita con la scuola per i problemi economici della famiglia.

Passione, passione . Bergamo, medie “Maria Regina”, la scuola di Yara, fino allo scorso anno anche quella del più piccolo dei suo fratelli. Dice suor Carla, la preside: "Ogni anno, partendo dall’amore di Yara per lo sport, facciamo la Giornata della Passione, può essere per la musica, il cinema, il teatro, la radio, la danza, persino il web. Si parte da una idea e si sviluppa il progetto. I ragazzi sanno benissimo quello che è accaduto. Se non lo sanno, sono i genitori a parlare di Yara. È la memoria degli adulti. In palestra c’è una targa dedicata a Yara. Noi la ricordiamo ogni volta che è possibile".