L’affetto della gente per i genitori di Yara: "Quanta dignità, noi siamo qui per loro"

Moltissime le persone accorse ieri al processo Bossetti di Michele Andreucci

Maura Panarese arriva in tribunale

Maura Panarese arriva in tribunale

Bergamo, 12 settembre 2015 - Due persone che hanno vissuto in modo dignitoso il peggiore degli incubi per un genitore, un figlio scomparso. Senza apparire in pubblico, se non per lanciare un appello quando ancora non era stato trovato il cadavere della figlia. Un dolore lancinante, ma sopportato in modo coraggioso e lucido. È questa la descrizione dei genitori di Yara Gambirasio, papà Fulvio e mamma Maura Panarese, fatta dalle molte persone che anche ieri mattina hanno raggiunto il tribunale di Bergamo, in via Borfuro, per assistere, dopo la pausa estiva, alla ripresa del processo contro Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello in carcere con l’accusa di essere l’assassino della 13enne ginnasta di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo di Chignolo d’Isola.

Mentre in aula, davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja, testimoniavano il padre e la madre della ragazzina, all’esterno del palazzo di giustizia molta gente, che non era riuscita a entrare, ha atteso la fine dell’udienza. «Per me sono due genitori da ammirare – sottolinea Giuseppe – Hanno certo passato delle notti da incubo, scandite da lacrime e solitudine, ma non si sono mai lasciati andare a frasi contro Bossetti. E’ giusto che ora vogliano sapere la verità su quello che è accaduto alla figlia». «Non vorrei essere nei loro panni – rivela Antonietta, parrucchiera, che si è presa un giorno di ferie per assistere al processo – Non so se, al loro posto, avrei il coraggio di guardare negli occhi l’imputato. Deve essere stata una prova molto dolorosa. Purtroppo non sono riuscita ad entrare, ma voglio aspettare per sapere quello che è successo in quell’aula».

Chi era invece riuscito a entrare, ha voluto stare sino alla fine della lunga udienza e c’è stato chi, per non perdere il posto, ha portato con sè dei panini che ha mangiato in aula durante la pausa pranzo. Ma sono state di più le persone che non hanno potuto entrare, respinte dalle guardie giurate perchè i posti disponibili erano esauriti. E non sono mancati attimi di tensione, come quando un cancelliere in forza al tribunale di Milano ha cercato di entrare senza sottoporsi ai controlli: dopo una breve discussione e dietro la minaccia di restare all’esterno, alla fine l’uomo ha accettato di lasciare il cellulare agli addetti della sicurezza e passare sotto il metal detector posizionato poco prima dell’ingresso in aula.