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Bossetti, la cintura stretta al collo: salvato in cella dal blitz degli agenti

Gli agenti circondano Bossetti, si stringono alla figura esile dell’uomo. Il comandante dialoga con lui, lo rassicura parlandogli della moglie, dei tre figli. La scena si calma. Rimane un interrogativo su fino a che punto si sarebbe spinto il muratore di Mapello di Gabriele Moroni

Massimo Giuseppe Bossetti

Bergamo, 22 luglio 2015 - Una cintura stretta attorno al collo. L’immediato intervento degli agenti di polizia penitenziaria. Sabato pomeriggio, carcere di via Gleno a Bergamo. Sono istanti concitati, drammatici quello che si vivono nella cella di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore sotto processo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Gli agenti circondano Bossetti, si stringono alla figura esile dell’uomo. Il comandante dialoga con lui, lo rassicura parlandogli della moglie, dei tre figli. La scena si calma. Rimane un interrogativo su fino a che punto si sarebbe spinto il muratore di Mapello, rimasto molto scosso dall’udienza del giorno prima in Corte d’Assise nel suo gesto. È stato lo stesso Bossetti a raccontare l’accaduto alla moglie Marita Comi, che a sua volta lo ha riferito all’avvocato Claudio Salvagni, difensore del marito insieme con il collega Paolo Camporini. Il legale è stato ieri nella casa circondariale, ha avuto un lungo colloquio con il suo assistito, ha raccomandato al personale ogni tipo di attenzione. «Chiederemo – dice Salvagni – una relazione al carcere. E fino a quando non l’avremo non ci esprimeremo su questo fatto, che deve essere analizzato da nostri consulenti. Il mio personale grazie al comandante della polizia penitenziaria che è andato anche oltre il suo ruolo, parlando a Bossetti, rincuorandolo».  

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

I consulenti della difesa, lo psichiatra Alessandro Meluzzi e la psicologa e psicoterapeuta Anna Maria Casale avevano lanciato un allarme su Bossetti soggetto a rischio . «Gli ho chiesto – aveva detto Anna Maria Casale in una intervista alla trasmissione tv ‘Segreti e delitti’ – anche se avesse mai pensato di suicidarsi. Lui mi ha detto di sì, che ha avuto dei gravi momenti di sconforto. Però non l’ha fatto per sua moglie e per i suoi figli». Venerdì pomeriggio Bossetti era rientrato in carcere particolarmente provato. L’accusa aveva chiesto che venissero acquisite le nove ricevute di un motel di Stezzano, dove la moglie si sarebbe incontrata con un uomo, e che venissero ascoltati due testimoni indicati come amanti di Marita Comi. La difesa si era opposta e sul punto aveva conseguito l’unica vittoria di una giornata tutta negativa. Niente ricevute di alberghi («manifestamente irrilevante») e quanto ai due uomini sarebbero stati ascoltati, su altre circostanze, se questo si fosse rivelato utile. Salvagni lancia uno strale: «A mio parere si è trattato di una caduta di stile della procura, senza alcuna giustificazione processuale, che è servita solo a devastare l’ultimo baluardo di serenità di una famiglia e la tenuta psicologica, già duramente messa alla prova, di una persona in carcere da tredici mesi, di cui quattro mesi e mezzo trascorsi in isolamento. La Corte ha giustamente rispedito al mittente, ma questo colpo basso poteva essere evitato».