Dopo l’ammonimento all’Italia del Consiglio d’Europa, secondo il quale i dati delle violenze verso le donne nel nostro Paese "preoccupano", con l’invito a fare di più per contrastarle, i dati riguardanti la Bergamasca fotografano un fenomeno radicato anche nel territorio orobico.
Da un lato ci sono i dati che a Bergamo e provincia registrano un aumento delle denunce per maltrattamenti in famiglia, negli ultimi 12 mesi cresciute del 18,6%, dall’altro ci sono i report dei Centri antiviolenza, dove si registra la contestuale crescita di un altro fenomeno preoccupante, le violenze domestiche di figli adulti nei confronti dei genitori, soprattutto delle madri. Ma entriamo nello specifico. Negli ultimi 12 mesi (fino ad agosto, non essendo ancora stati elaborati i dati di settembre) le denunce per maltrattamenti in famiglia, effettuate a tutte le forze dell’ordine e raccolte dalla Procura, sono state 273 (230 nei 12 mesi precedenti): dunque 43 in più, pari al 18,6%. Le denunce per stalking sono diminuite del 6% (passando da 189 a 177), mentre i casi di violenza sessuale denunciati sono rimasti numericamente gli stessi: 18 rispetto a 15. Riguardo alla crescita delle segnalazioni e dei casi i Centri antiviolenza leggono i dati con una duplice valenza.
"Nei primi 8 mesi di quest’anno - sottolinea Cinzia Mancadori, referente della rete antiviolenza “Non sei sola“ - abbiamo registrato 50 segnalazioni di violenza nei confronti di donne in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, passando da 146 a 196. L’aumento delle segnalazioni significa che la rete funziona e che svolgono bene il loro lavoro gli attori che possono intercettare le donne vittime di violenza, vale a dire le forze dell’ordine, le aziende ospedaliere e i servizi sociali. Le prese in carico da parte del nostro Centro sono cresciute di 15 rispetto all’anno scorso. Per questo non possiamo abbassare la guardia: il fenomeno della violenza sulle donne è in crescita esponenziale".
Tra i nuovi fenomeni registrati, l’età delle vittime di violenze sessuali, sempre più giovani - tra i 15 e i 17 anni - da parte di coetanei (in primis amici e compagni di scuola). "Spesso – conclude Mancadori – la violenza ha un impatto pesante anche sui genitori delle vittime, sconvolti da come viene trattato il tema a livello mediatico".