
Scontri fra ultras e polizia a Bergamo
Bergamo, 9 marzo 2017 - "Questa inchiesta non è un’accusa generalizzata alla tifoseria organizzata, ma mira a colpire soggetti che oltre a essere tifosi sono spacciatori, assuntori e hanno perseguito altre attività delinquenziali». Walter Mapelli, procuratore di Bergamo, commenta così l’inchiesta “Mai dire una gioia” che ha portato alla luce lo stretto legame tra il mondo dello spaccio e alcuni ultrà. Un legame dove non si sono risparmiati episodi violenti: rapine, estorsioni, pestaggi, tipici di un ambiente criminale e non da stadio.
La droga veniva assunta per caricarsi prima delle partite degli scontri con polizia e tifoseria avversaria. Ma anche per caricarsi a fare altro, come nel caso dell’aggressione per rapinare 2,5 chili di marijuana. Lo si legge nelle intercettazioni: «C’ha aperto il cranio, a me e al mio socio… a mazzate. C’ha portato via tutto. Adesso vengono su da te i calabresi». È il 15 gennaio 2016: uno degli indagati, A.S. ,chiama al telefono un amico, A.B., coinvolto nell’inchiesta, per raccontargli della rapina appena subita da lui e dal suo socio. Tre persone, che pensava fossero gli acquirenti di 2,5 chili di sostanza stupefacente, lo hanno aspettato, aggredito, picchiato e gli hanno rubato la droga. A.S. pensa che A.B., l’interlocutore al telefono, abbia fatto da intermediario e perciò si sfoga con lui, mentre il socio M.B. chiede il numero di uno dei tre per andare a prenderlo. In realtà A.B. non è l’intermediario che finge di essere ma la mente della rapina ai danni di A.S. che nei suoi confronti aveva un ingente debito per partite di droga non pagate.
In un caso, poi, si parla di sequestro. Siamo al 2 dicembre 2015. M.P., economicamente disperato, vagheggia di un sequestro di persona per recuperare i soldi e pagare una fornitura. «Faremo il sequestro Soffiantini, a gennaio… sequestro quello là…». Nell’ordinanza c’è anche chi parla di droga da vendere «per raggranellare - scrive il giudice - i soldi per il regalo di S. Lucia per la figlia...». «Per forza - dice M.P. - devo tirare su i soldi, devo fare S.Lucia a mia figlia. Eh, pòta, io domani sera vengo a Borgo Santa Caterina a vendere le palline. Sto facendo la fame. Cioè, non ho mangiato perché non ho soldi per mangiare, ma ti rendi conto?».