REDAZIONE BERGAMO

Processo ultrà, la difesa chiama cittadini de L'Aquila a testimoniare

L'intenzione è far emergere l'impegno sociale dei sei imputati, fra cui il Bocia, e l'assenza di premeditazione in caso di eventuali reati di MICHELE ANDREUCCI

L’ultras Claudio Galimberti, detto il Bocia

Bergamo, 20 aprile 2016 - Ci sono anche alcuni terremotati della città abruzzese de L'Aquila tra gli oltre quaranta testimoni citati al processo contro la presunta ala violenta della Curva Nord dello stadio di Bergamo, che vede alla sbarra, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata agli scontri con le tifoserie avversarie e con le forze dell'ordine, sei supporters bergamaschi, tra i quali spicca la figura del leader degli ultrà orobici, Claudio Galimberti, conosciuto come il "Bocia". Gli altri imputati sono cinque suoi fedelissimi: Andrea Piconese, Luca Valota, Davide Pasini, Andrea Quadri e Giuliano Cotenni.

I cittadini abruzzesi, che sono stati aiutati con una serie di donazioni economiche dagli esponenti della Curva Nord, sono stati chiamati a testimoniare dai legali che compongono il collegio difensivo, gli avvocati Federico Riva, Enrico Pelillo, Andrea Pezzotta e Giovanni Adami, che in mattinata, nel corso dell'udienza di smistamento, hanno presentato al collegio giudicante del tribunale la lista dei loro testimoni, oltre 40 persone. L'obiettivo della difesa è quello di far emergere durante il dibattimento l'impegno sociale degli imputati. Nell'elenco figura anche l'artista bergamasco Andrea Mastrovito, da sempre molto vicino agli ultrà bergamaschi, in particolare a Claudio Galimberti, tanto che ne ha raffigurato il volto nel dipinto di Gesù in croce che si trova nella chiesa dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Per il pm Carmen Pugliese, che ha coordinato la maxi inchiesta sul tifo violento per numerosi episodi avvenuti tra il 2009 e fino al 2012, questi episodi sarebbero stati pianificati da una vera e propria associazione per delinquere. Di parere contrario, invece, i legali dei sei ultrà: "C'è un'associazione - sostengono - , ma costituita solo per fare il tifo. Poi, sì, gli indagati compiono reati, ma occasionalmente, in momenti contingenti e senza predeterminazione". Le prossime udienze sono in programma il 18 e il 15 maggio, quando il dibattimento entrerà nel vivo con le prime testimonianze. Il processo che si celebra a Bergamo è il terzo di questo tipo in Italia, dopo quello contro gli ultrà del Verona negli anni '80 e quello contro i tifosi del Catania. Per la morte dell'ispettore di polizia Raciti. Al momento delle misure cautelari, nel febbraio 2011, il gip Alberto Viti aveva escluso la sussistenza dell'associazione a delinquere. Lo stesso aveva fatto il gup Patrizia Ingrascì nel 2014, prosciogliendo i sei imputati dalla grave accusa. Ma alla fine, l'aveva spuntata il pm Carmen Pugliese, grazie al ricorso in Cassazione. E il 2 luglio dell'anno scorso il gup Ezia Maccora aveva rinviato a giudizio Galimberti e gli altri cinque ultrà bergamaschi.