FRANCESCO SARUBBI
Cronaca

Tratta di persone sulla rotta balcanica. Quattro arrestati e cinque denunciati

C’è stato chi, pur di lasciare la Turchia, ha fatto un viaggio stipato in una cisterna di gasolio vuoto. I...

Le videriprese della polizia

Le videriprese della polizia

C’è stato chi, pur di lasciare la Turchia, ha fatto un viaggio stipato in una cisterna di gasolio vuoto. I viaggi secondo gli investigatori hanno movimentato un centinaio di persone. Il prezzo da pagare poteva variare da 4 a 5mila euro. Quattro le persone arrestate e altre cinque deferite in stato di libertà. È questo il bilancio dell’operazione Yolcu, condotta dagli uomini della Squadra mobile di Bergamo e coordinata dalla procura (pm Marchina e Rota). Sono tutti di cittadini curdi i responsabili, a vario titolo, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante della transnazionalità, e di riciclaggio. A capo dell’organizzazione due fratelli, M.K. 31 anni e A.K. di 43 anni: entrambi in carcere. Ai domiciliari con braccialetto elettronico H.Y., 39 anni, e A.S., 41 anni, soprannominato Ali Babà. Manca all’appello una persona che operava in Svizzera.

Ieri i poliziotti hanno effettuato perquisizioni in due kebab, a Seriate e Bergamo (dove arrivavano i soldi) e nelle abitazioni e nelle pertinenze degli indagati (a Comun Nuovo, Zanica, Bergamo e Bonate Sopra). Sequestrate tre auto, usate per trasportate i clandestini, e 10mila euro.

L’indagine è stata avviata nel novembre 2023, alla luce del numero sempre maggiore di turchi che si presentavano all’Ufficio immigrazione per richiedere asilo politico. Un flusso anomalo. L’inchiesta ha consentito di accertare l’esistenza di un’organizzazione dedita alla gestione di un flusso illecito di persone lungo la “rotta balcanica“. In particolare, il gruppo criminale pianificava e faceva sì che diversi migranti provenienti dal Kurdistan turco riuscissero a entrare illegalmente in Italia con l’obiettivo di proseguire poi il loro viaggio verso altri paesi europei: in particolare Austria, Germania, Francia e Svizzera.

La banda agganciava i clandestini in Turchia per farli arrivare via aereo da Istanbul a Sarajevo dove, tramite altre cellule, venivano trasportati su furgoni e camion sino al confine bosniaco-croato e da qui al confine italo sloveno. Un’ultima parte di viaggio particolarmente pericolosa: per eludere i controlli della polizia, i migranti, spesso donne e bambini, erano costretti ad attraversare zone boschive e montane a piedi, lungo percorsi non tracciati. Come al valico di Maslianico (Como). Una volta raggiunta l’Italia (a Trieste) entrano in gioco i soggetti indagati. I migranti venivano trasportati nella provincia di Bergamo (dove venivano alloggiati per una notte a Zanica) in attesa di future destinazioni. Pagavano in denaro direttamente in Turchia e i trafficanti ricevevano i soldi per mano di alcuni gestori di kebab. Le indagini proseguono.

Francesco Donadoni