
Le indagini sono state svolte dai carabinieri della stazione di Villa d’Almè
Bergamo, 17 luglio 2021 - A fare i nomi dei complici è stato il capo di questa batteria di rapinatori di banche in trasferta. Negli interrogatori resi durante le indagini, Daniele Polizzi ha chiamato in causa anche i complici. E la sua testimonianza è diventata principale fonte di prova in questo processo per rapina in concorso a carico di Franco Nicolosi, Filippo Sciuto e Vito Musumeci. Polizzi è detenuto in Germania per rapina e violenza sessuale. Il tribunale collegiale (presidente Donatella Nava) proprio per l’importanza della chiamata in correità del Polizzi ha disposto la sua audizione in videocollegamento con il carcere tedesco. Rapinatori in trasferta. Nella Bergamasca hanno agito il 6 febbraio del 2017: nel mirino la filiale Ubi di via Borgo Palazzo, all’altezza della Clementina. Bottino: 2500 euro. Con Polizzi, in quella circostanza c’erano Cosimo Raimondo, Salvatore Urzì e Mario Cantarella.
Erano entrati in azione senza guanti e a volto scoperto, armati di taglierino. Così, quando gli agenti della Mobile avevano visionato i filmati avevano notato che scavalcando il bancone, Polizzi si era appoggiato con la mano. Scovata l’impronta, gli investigatori l’avevano inserita nel database e, trattandosi di un pregiudicato, tra l’altro per reati specifici, lo avevano individuato nel giro di un secondo. Il 20 febbraio dello stesso anno, la seconda rapina al Credito Bergamasco di Paladina, alle 10,30. Cambia la batteria, e qui ci sono gli imputati Sciuto, Nicolosi e Musumeci. Due entrano nell’istituto a volto scoperto, armati di taglierino, e minacciano i dipendenti. Bottino: 1.746 euro. Più tardi si dirigono a Brescia per un altro colpo, ma vengono smascherati. Su di loro i carabinieri della Compagnia di Zogno che avevano avviato le indagini. Ma il guizzo investigativo che ha incastrato i banditi è stato del maresciallo Gabriele de Santis, all’epoca vice comandante stazione di Villa d’Almè.
Da un processo a un altro. Ieri era prevista la sentenza, in abbreviato, su Veap Dehari, albanse, imputato per un duplice omicidio del 1998 a Osio Sotto, dove vennero uccisi Flamur e Astrid Kolaveri, fratelli albanesi di 26 e 27 anni, legati al racket della prostituzione. Uno degli aut ori, Peter Deja, alias Almir Harun sta scontando l’ergastolo. Dehari, piede libero è assistito dagli avvocati Paolo Maestroni e Filippo Dinacci. L’udienza di ieri in preliminare (gup Magliacani) non ha deciso nulla. O meglio si attende la decisione della Cassazione che dovrà decidere se far proseguire il processo partendo da dove è arrivato, oppure farlo ripartire daccapo.