REDAZIONE BERGAMO

Alta tensione fra spogliatoio e gradinate La stagione poco sportiva dell’Atalanta

Dopo le indagini sui tifosi, colpi proibiti con i giocatori dell’Empoli di Michele Andreucci

Un’immagine dei tifosi in curva nord dell'Atalanta allo stadio Azzurri d'Italia

Bergamo, 27 aprile 2015 - Colpi proibiti e minacce di morte, con scambio di accuse reciproche fra le due società di Empoli e Atalanta. Il match di ieri al Comunale si è chiuso con una coda incandescente. Secondo una ricostruzione basata sulle dichiarazioni di giocatori e dirigenti dei due club il nerazzurro Denis avrebbe colpito con un pugno al volto l’empolese Tonelli. Il quale, a sua volta, a detta del direttore generale orobico Pierpaolo Marino avrebbe minacciato di morte il centravanti argentino. La zuffa ha allontanato per un giorno l’attenzione dalle vicende che riguardano i supporter atalantini. La sentenza di condanna nei confronti di 50 tifosi dell’Atalanta, arrivata al termine del maxi-processo a Bergamo, che si è celebrato davanti al giudice Maria Luisa Mazzola, non esaurisce però i procedimenti sugli scontri dentro e fuori gli stadi.

Sotto la lente degli investigatori ci sono gli incidenti dell’8 maggio 2013, in occasione di Atalanta-Juventus: gli indagati sono i tifosi della «Signora», che avevano iniziato a lanciare bottiglie già in piazzale Oberdan, prima del fischio d’inizio. Poi era toccato ai bagni dello stadio, sotto la Curva sud, che erano stati demoliti in un quarto d’ora. Un’altra inchiesta riguarda i tafferugli prima di Atalanta-Verona del 19 aprile 2014. Secondo gli inquirenti, ci fu un assalto programmato di un gruppo di tifosi orobici contro le forze dell’ordine, con lanci di pietre e bottiglie all’altezza di via Marzabotto: obiettivo era raggiungere la tifoseria veronese che entrava in curva sud, ma lo sbarramento di agenti e carabinieri in assetto antisommossa era servito a scongiurare il contatto. Era stata però la presunta composizione di quel plotone d’attacco a finire nel mirino della Digos: con gli ultrà bergamaschi, secondo chi indaga, c’erano anche esponenti del mondo antagonista bergamasco, grazie a una sorta di patto tra curva ed estremismo di sinistra che si era fatto trovare pronto, pur di andare contro la polizia. Non solo. In quel gruppo erano stati identificati anche due supporter dell’Eintracht Francoforte, che avevano lasciato nome e cognome in una ricevitoria cittadina, per acquistare il biglietto. Il legame tra tifoserie organizzate sull’asse Bergamo-Francoforte non è una novità: i due gruppi sono gemellati e anche la sentenza di lunedì scorso è rimbalzata fino in Germania, dove l’Afp, agenzia internazionale francese, ha battuto in lingua tedesca l’esito del processo. Gli altri fatti su cui indaga la procura di Bergamo sono quelli del 22 novembre scorso, dopo Atalanta-Roma. Un inferno scatenato in via Baioni, da due gruppi distinti ma a quanto pare coordinati, con tanto di bombe carta cariche di chiodi e bulloni e il ferimento di cinque uomini in divisa. A finire in carcere per 19 giorni erano stati sei tifosi nerazzurri. L’indagine è ancora in corso e promette nuovi sviluppi.