Tamponi d’oro, a inizio emergenza pagati 750 euro l’uno

Un nuovo filone d’inchiesta potrebbe aprirsi sul fronte dei test Covid nella prima fase della pandemia

Tamponi e dpi carenti a inizio pandemia

Tamponi e dpi carenti a inizio pandemia

Un nuovo filone d’inchiesta potrebbe aprirsi sul fronte dei tamponi, nella prima fase della pandemia: "Dall’analisi delle copie forensi sono emersi elementi che, se confermati da successive indagini, evidenziano la commissione di una truffa ai danni dello Stato". In un documento allegato agli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo si attesta che per i "primi 200 test da parte dell’Istituto superiore di sanità emerge che gli oneri per il predetto numero di test (200) è pari a 150.000 euro", così come "si chiedono risorse utili per l’effettuazione di almeno 800 test, pari a 600.000 euro lordi". Ciò significa "che il costo sostenuto e da sostenere per ogni test effettuato presso il laboratorio dell’Iss è pari a 750 euro".

Sul punto sono state richieste informazioni all’azienda Ospedale-Università di Padova, la quale ha comunicato che nel febbraio-marzo 2020 veniva prevalentemente usato un tipo di test, con un "costo industriale unitario pari, allora, a 2,82 euro". La vicenda, di competenza della procura di Roma, "necessita ovviamente di ulteriori indagini".

Tamponi che in quella fase concitata erano introvabili, così come le mascherine e gli altri Dispositivi di protezione individuale (Dpi). "Per 16 anni" ossia dal 2004 al 2020, evidenzia il microbiologo Andrea Crisanti nella sua relazione, non è "mai stata intrapresa una singola attività o progetto che avesse l’obiettivo di valutare lo stato di attuazione del Piano Pandemico Nazionale e/o di verificare lo stato di preparazione dell’Italia nei confronti del rischio pandemico". Sarebbe bastato "aver costituito in anticipo scorte sufficienti" di Dpi nei presidi sanitari "per ridurre l’impatto delle problematiche relative alla difficoltà" di reperirli.

E "la scarsezza" di Dpi "non avrebbe dovuto cogliere di sorpresa Welfare Lombardia e la direzione di Asst Bergamo Est". Invece per "sopperire" alla carenza di mascherine chirurgiche e di Ffp2, nei giorni successivi al 23 febbraio 2020, agli operatori sanitari dell’ospedale di Alzano Lombardo è stato suggerito e data l’autorizzazione "a utilizzare le mascherine dei kit anti-incendio presenti" nei reparti.