REDAZIONE BERGAMO

Sparò a una donna e a un contadino: va a giudizio il geometra armato

L’accusa è di tentato omicidio. La pistola non era stata denunciata

INDAGINI Sul caso hanno fatto luce i carabinieri(De Pascale)

Scanzorosciate, 7 dicembre 2015 - Il pubblico ministero Fabrizio Gaverini ha chiuso l’inchiesta e ha chiesto il rinvio a giudizio per duplice tentato omicidio e porto abusivo d’arma di Sergio Bonassoli, 34 anni, geometra disoccupato di Scanzorosciate, incensurato, che era stato arrestato la sera del 1 luglio scorso, dopo che aveva sparato a due persone, prima a Gorle e poi a Scanzo. Il suo legale, l’avvocato Francesco Manaresi, ha avanzato al gup Alberto Viti richiesta di giudizio con il rito abbreviato, che, in caso di condanna, consente di beneficiare dello sconto di un terzo sulla pena finale. Il giudice dell’udienza preliminare si è riservato la decisione.

I due episodi si erano verificati intorno alle 19.30, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Il primo sul ponte di Gorle. Bonassoli era al volante della sua Fiat Panda nera e aveva inchiodato. Una donna al volante della vettura che lo seguiva aveva frenato in tempo rischiando di tamponarlo. Il 34enne era andato su tutte le furie, era sceso e aveva sparato un paio di colpi che fortunatamente erano andati a vuoto, esplosi con una pistola detenuta illecitamente. Quindi la corsa verso Scanzo. Era giunto all’altezza di casa sua, in via Polcarezzo, e aveva proseguito dritto nei campi vicini. Ma all’improvviso la Panda si era fermata per un guasto. A quell’ora, nella campagna, stavano lavorando due agricoltori, i fratelli Danilo e Roberto Testa, entrambi residenti a Scanzorosciate. «Stavamo lavorando il fieno – aveva raccontatoil secondo dei due ai carabinieri –, quando il giovane si è avvicinato urlando. Mio fratello gli ha chiesto spiegazioni per la sua presenza lì. Allora il giovane ha estratto una pistola dalla tasca e gli ha sparato a una coscia».

Danilo Testa, 54 anni, era rimasto ferito, ma inizialmente non si era accorto di nulla: pensava che l’arma fosse una scacciacani, aveva avvertito una sensazione di caldo alla gamba, ma non dolore. Il proiettile, per fortuna, era fuoriuscito dalla gamba e non aveva reciso vasi sanguigni importanti. Il fratello del ferito aveva immediatamente lanciato l’allarme, mentre Bonassoli si era allontanato dai campi a piedi urlando. Si era recato a casa sua, ma prima di entrare aveva scavato un buco nel giardino dove aveva nascosto la pistola. I carabinieri lo avevano rintracciato e arrestato all’interno della sua abitazione. Durante l’interrogatorio, Bonassoli aveva dichiarato che aveva bevuto parecchio e aveva aggiunto di non ricordare per nulla di aver sparato alla donna. Aveva invece ammesso di aver sparato a Testa, ma solo perché voleva intimidirlo e non ucciderlo: «Si era avvicinato con i cani e ho temuto che me li scagliasse contro». Bonassoli aveva invece spiegato che la pistola gli era stata regalata, insieme a un caricatore, da alcuni albanesi dai quali era solito rifornirsi di droga.