Scarface in corte d’Appello . Pene ulteriormente dimezzate

Presunta associazione a delinquere, restano poche imputazioni

Di 54 imputazioni, quelle rimaste in piedi si contano sulle dita di una mano. E le pene ieri sono state ulteriormente dimezzate, dopo che già il processo di primo grado, da cui uscirono cinque condanne e otto assoluzioni, aveva praticamente smontato l’inchiesta. È tornata in aula “Scarface2, stavolta in Corte d’appello, che nel novembre 2020 fece finire in manette 13 persone per una presunta associazione a delinquere capeggiata da Francesco Mura, 42enne imprenditore di Asti di casa a Erbusco. Per il pm Ambrogio Cassiani aveva fatto fortuna tra tv private ed estrazioni del lotto frodando il fisco. Già il tribunale non aveva riconosciuto fondato il reato associativo, né tantomeno l’aggravante del fiancheggiamento dell’ndrina Barbaro Papalia di Buccinasco (la prospettazione accusatoria originale era che Mura e sodali tra il 2014 e il 2019 avessero riciclato almeno 500mila euro di denaro sporco per conto dell’ndrangheta, un’accusa sempre negata con forza dall’imprenditore e poi smentita dalla sentenza). La Corte - presidente Claudio Mazza - ha riformato le pene per Mura, passato da 5 anni a 2 anni e 3 mesi, per il padre Mario, dai 4 inflitti in primo grado a 2 anni e 7 mesi e per la ex del primo, Gabriella Corsini, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile ma che ha ottenuto comunque uno sconto di un paio di mesi sui 3 anni. I giudici hanno inoltre restituito altri 50mila euro. In fase d’inchiesta furono sequestrati 10 milioni, sbloccati quasi integralmente. B.Ras.