FRANCESCO DONADONI
Cronaca

"Quella sera è successo qualcosa, ma il tifo non c’entra”. Omicidio Riccardo Claris, tutti i nodi da sciogliere

Bergamo, interrogatorio di garanzia lungo un’ora per Jacopo De Simone, accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Questa mattina autopsia sul corpo della vittima

Jacopo De Simone all'arrivo all'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Nel riquadro la vittima, Riccardo Claris

Jacopo De Simone all'arrivo all'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Nel riquadro la vittima, Riccardo Claris

Bergamo – Fuori dal tribunale un gruppetto di ragazzi. Una decina. Hanno l’età di Jacopo De Simone, 18 anni, uno di loro, accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Non lo confermano, ma si capisce che sono lì per lui. Si sostengono, si scambiano parole, messaggi. A qualcuno scappa anche una lacrima. Poco prima il blindato della penitenziaria aveva fatto l’ingresso nel parcheggio del tribunale dove era in agenda l’interrogatorio davanti al gip Beatrice Parati durato un’ora. Presente anche il pm Schininà, titolare del fascicolo. Al termine, all’uscita dal tribunale il difensore del 18enne, avvocato Bosisio, ha dichiarato: “Volevo sottolineare che questo fatto non c’entra con il mondo ultras. Jacopo, come suo fratello, non andava allo stadio da quando era bambino, non frequentava la curva dell’Inter. È andato qualche volta a San Siro, ma non c’entra con gli ultras. Durante l’interrogatorio ha risposto alle domande, confermando le dichiarazioni rese al pm. Ribadisco che Jacopo non c’entra con il mondo ultras, non è uno scontro tra tifoserie, ma qualcosa che è successo quella sera con le modalità che le indagini verificheranno”.

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L'avvocato Luca Bosisio

L’interrogatorio è durato un’ora: dalle 15.30 alle 16.30. Il 18enne ha confermato al giudice delle indagini preliminari quanto dichiarato ai carabinieri della Compagnia di Bergamo, dopo l’omicidio avvenuto sabato notte in via Ghirardelli, e al sostituto. L’indagato ha spiegato di essere sceso sotto casa armato di coltello per difendere il fratello gemello che non era rincasato (erano stati assieme al bar Reef Cafè di Borgo Santa Caterina) e di essere stato affrontato. Un solo fendente con cui ha colpito alle spalle Riccardo Claris, 26 anni, residente in Borgo Santa Caterina. Un fendente scagliato con una lama importante. Con quali intenzioni? Con quale forza? Un aiuto per chiarire questi punti, tutt’altro che secondari nella ricostruzione dei fatti, potrebbe arrivare dall’autopsia in programma questa mattina. L’incarico è stato affidato al medico legale Luca Tajana, di Pavia.

Intanto proseguono le indagini per chiarire quei punti oscuri che ancora nella ricostruzione non tornano. E per questo ieri mattina alla caserma del comando provinciale dei carabinieri, di via delle Valli, sono sfilati una decina di ragazzi, testimoni diretti o meno di quello che poi è accaduto. Quattro i punti su cui si è concentrata l’indagine: il ritrovo al bar di via Borgo Santa Caterina, cosa è avvenuto all’interno, l’uscita, l’inseguimento, la percezione del pericolo, la salita in casa per prendere il coltello. Sabato l’indagato aveva trascorso la serata insieme al bar, a circa 500 metri da casa, in via dei Ghirardelli, dalle parti del Gewiss Stadium, con la fidanzata del fratello gemello e altri amici. Prima avevano avuto un diverbio con un altro gruppo, composto da ragazzi più grandi, diverbio legato, a quanto pare, a una frase che inneggiava all’Inter sussurrata da De Simone. Ma non si può escludere che oltre a questo possa esserci stato altro. De Simone, secondo il suo racconto, ha spiegato di essere stato seguito dal gruppetto - pare composto da tifosi atalantini e non solo - fin sotto casa, in via Ghirardelli. Cosa confermata dai fatti. È salito in casa in cerca del fratello, ha detto alla madre di essere stato seguito, lei è scesa, lui appena dopo. E lì è avvenuto l’accoltellamento di Riccardo Claris.