REDAZIONE BERGAMO

"Quelle all’ortomercato? Erano brave persone"

Il teste sentito ieri ha negato di aver mai ricevuto minacce o di sapere di legami mafiosi

Questo è un processo per la guerra di appalti e prestiti nell’ortofrutta. Uno scontro di gruppi legati alla ‘ndrangheta e assoldati anche da imprenditori bergamaschi. Inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della distrettuale, Claudia Moregola con il collega Emanuele Marchisio, che ha portato alla luce estorsioni, maltrattamenti e minacce commessi con l’aggravate appunto dal metodo mafioso, avvenute tra le province di Bergamo e Brescia. Tutto aveva preso il via nel marzo 2016 a seguito di un incendio doloso, avvenuto nella società di autotrasporti P.P.B. di Antonio Settembrini, a Seriate, che aveva causato la distruzione di 14 tir. Il processo, dopo il trasloco a Brescia, è tornato in Assise in piazza Dante in collegiale (presidente Patrizia Ingrascì). Il principale imputato è Giuseppe Papaleo, accusato di essere il mandante dei tir bruciati per colpire il rivale Settembrini, 55 anni, di Grassobbio, parte offesa ma pure imputato perché dopo le fiamme arruolò Carmelo Caminiti (morto da detenuto) per rivalersi. Caminiti e il suo gruppo avevano promosso estorsioni nel settore dell’ortofrutta, anche d’accordo con i fratelli Santini, imprenditori di Azzano San Paolo che puntavano al recupero crediti.

Ieri è stato sentito come teste Alberto Nuzzo che ha dichiarato di essere dipendente dell’ortomercato. Ma per l’accusa il teste "lavorava" per Vincenzo Sibilio che gli ordinava di spedire tramite postapay agli "amici" in carcere denaro che proveniva dal recupero crediti, ma che per il teste era il saldo di fatture. Alle domande del pm, Nuzzo ha risposto di non aver "mai ricevuto minacce. Per me quelle che incontravo all’ortomercato erano brave persone". Nelle foto Nuzzo ha riconosciuto Caminiti. F.D.