Processo Ubi, i difensori: "Non vi fu alcun centro di potere"

Parola ai difensori ieri in Corte d’Appello a Brescia nel processo agli 11 protagonisti della fusione tra la bresciana Banca Lombarda e Piemontese e la bergamasca Banche Popolari Unite (dal 2007 Ubi Banca) – tra i quali il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli – assolti in primo grado e imputati di ostacolo alla vigilanza e illecita influenza in assemblea. "Gli amministratori delle banche sono accusati di aver preso decisioni aziendali fuori dagli organi societari – ha arringato uno dei difensori chiedendo conferma delle assoluzioni – Da un lato per la Procura c’era una componente bergamasca con un centro di potere costituito nell’associazione Amici di Ubi, che dava ordini agli amministratori come fossero marionette; e dall’altro l’associazione dei bresciani che avrebbe stretto un patto con i bergamaschi. L’espressione del patto si sarebbe esplicata nel comitato nomine del Consiglio di sorveglianza. In realtà le carte contengono le difese extragiudiziali degli imputati, non vi fu alcun centro di potere. Amici di Ubi compare solo a luglio 2012 e scompare nel marzo 2013. Furono gli amministratori nel momento cruciale della fusione a rivolgersi all’associazione per avere supporto, non il contrario. E fu la banca a dare direttive alle associazioni affinché diffondessero più informazioni ai dipendenti, proprio l’opposto di quanto prospettato dall’accusa". Domani la sentenza.

B.Ras.