Bergamo: i fari sul piano pandemico italiano

La Procura vuole vederci chiaro sul documento risalente al 2006 e, sembrerebbe, mai aggiornato

Il Comitato Noi denunceremo

Il Comitato Noi denunceremo

Bergamo, 1 dicembre 2020 - "Non c’è alcun braccio di ferro o scontro. Non c’è alcuna indagine sull’Oms o sulle strutture tecnico-scientifiche o politiche oppure su politici italiani", ha precisato il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani in merito alla notizia della richiesta al ministero degli Esteri di chiarire se i ricercatori dell’Oms, chiamati a testimoniare nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della pandemia, godano di un’immunità diplomatica. "Il nostro interesse è accertare l’esistenza o meno di un piano pandemico e quando sarebbe stato redatto. Questo è importante per le valutazioni che la Procura sta facendo nell’ambito dell’indagine sull’ospedale di Alzano Lombardo e sulla gestione dell’epidemia nella Bergamasca", ha ribadito il procuratore. Vero che i ricercatori dell’Oms godono dell’immunità diplomatica che viene fatta risalire alla Convenzione del 1947 sui privilegi e le guarentigie di chi fa parte delle agenzie dell’Onu. Vero che negli uffici di piazza Dante è stato sentito il 5 novembre come persona informata sui fatti il dottor Ranieri Guerra, dell’Oms italiano, ma quanto ha riferito è stato secretato.

Guerra era stato ascoltato in merito a un rapporto di un centinaio di pagine, redatto dai ricercatori europei della sezione Oms di Venezia, in cui si criticava il Governo per la gestione della prima fase dell’emergenza. Questo dossier, che faceva riferimento anche al mancato aggiornamento del piano pandemico del 2006, era stato finanziato dal Kuwait e descriveva luci e ombre della preparazione e gestione italiana della crisi da Covid-19. “Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19“, questo il titolo, doveva servire ad altri Paesi, era stato pubblicato ma poi rimosso nel giro di 24 ore, come ricostruito dal comitato “Noi Denunceremo“. L’indagine della Procura, che ipotizza il reato di epidemia colposa, riguarda la mancata istituzione della zona rossa in Valle Seriana e la chiusura e poi quasi immediata riapertura del Pronto soccorso di Alzano. Dunque sono due i punti su cui si stanno concentrando le indagini. Il primo: accertare la presenza di questo piano pandemico italiano. Esiste anche un piano redatto dal Cts, ma è segreto. Il secondo: far piena luce su chi aveva dato l’ok per la riapertura del Pronto soccorso. Sono stati sequestrati tutti i cellulari, le mail di funzionari in Regione e all’Ats Bergmasca. Occorre ricordare che figurano sei indagati, tutti funzionati di alto livello della sanità lombarda. Secondo gli investigatori non ci fu un ordine scritto, ma quasi certamente ci fu una telefonata o un messaggio WhatsApp.