Terno d’Isola (Bergamo) – Si scava sulla vita di Sharon Verzeni, una vita che finora ha restituito solo le immagini nitide di una persona semplice e senza ombre. Dopo il lungo interrogatorio di ieri, durato sei ore, della sorella Melody, 35 anni, del fratello Christopher (23) e del cognato Stefano Campana (marito di Melody), oggi è la volta dei genitori, Maria Teresa Previtali e Bruno Verzeni, arrivati al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo alle 14.25 di oggi, martedì 20 agosto.
Chi indaga sul delitto di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate la notte del 30 luglio, in una strada centrale del paese dove viveva, Terno d’Isola, si tratta di “doverosi approfondimenti per ricostruire nel dettaglio la vita della vittima”. Obiettivo, conoscere sempre di più la vita della barista 33enne dalla routine semplice: il lavoro al bar Vanilla, l’avvicinamento a Scientology, la relazione con Sergio Ruocco e i preparativi per il matrimonio. Pochi amici e quell’abitudine di passeggiare la sera per seguire i consigli della nutrizionista che la stava aiutando a dimagrire in vista delle nozze. Insomma, servono nuovi dettagli sulla vita della ragazza. E i genitori potrebbero fornirli. Finora non sono emerse sbavature, neppure nel rapporto con il compagno, riconvocato giovedì scorso per quattro ore. Le piste per ora restano tutte aperte.
L’interrogatorio dei fratelli e del cognato
Come detto, ieri per sei ore sono state raccolte le testimonianze dei fratelli. Tutti, a parte il cognato, erano già stati sentiti nelle ore successive al delitto, i fratelli la notte stessa, mentre la madre e il padre subito dopo il loro rientro dall’Egitto, dove si trovavano in vacanza.
Ieri invece i tre sono arrivati al comando provinciale dei carabinieri, in via delle Valli, intorno alle 14.35 a bordo di una Clio blu. I carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo li hanno convocati come persone informate dei fatti. Sono senza avvocato.
Un secondo giro per ricostruire alcuni aspetti privati di Sharon attraverso le persone che meglio la conoscono, come i familiari. Il fratello minore della barista, Christopher, ai cronisti fuori casa, in via Adda, prima della convocazione dei carabinieri aveva detto: "Sto male. Qui manca sempre una persona. E non torna. E basta. La mia unica speranza è sapere il perché. Poi non mi interessa altro”.
Su Sergio Ruocco, il compagno di Sharon, chiamato già due volte a testimoniare, Christopher ha aggiunto: "Io di lui mi fido. Mia sorella c’è stata insieme per 13 anni. Si pente di averle detto di stare a casa perché lui era andato a dormire”. Tornando al lungo confronto di ieri, terminato poco prima delle 21, gli investigatori hanno puntato su alcuni aspetti che fino ad ora sono stati marginali ma che riletti a distanza di tre settimane potrebbero fornire spunti interessanti. Ad esempio, altre informazioni sulle colleghe di lavoro al bar Vanilla di Brembate con le quali a volte usciva, o dell’avvicinamento a Scientology. Le sue passioni, le abitudini, un dettaglio ancora non emerso.
Il rapporto tra Sharon e il compagno
Tra gli aspetti esaminati anche il rapporto tra Sharon e il compagno Sergio, sentito giovedì scorso insieme al padre Mario Ruocco. È logico pensare che gli investigatori cerchino conferme al suo racconto. “Mi manca non averla più vicino, mi manca tutto. Ci siamo salutati prima che andassi a letto. Purtroppo non ne sapevo niente che usciva a quell’ora. Se fosse uscita prima sarebbe stato diverso. C’erano in giro più persone”, ha ribadito il fidanzato ieri fuori dall’abitazione dei genitori di Sharon, dove si è trasferito. E sulla possibilità di una nuova convocazione degli inquirenti: “Se mi chiamano vado, non ci sono problemi. Se può servire, vado volentieri”.
L’omicidio
Sharon è stata uccisa nella notte tra il 29 e il 30 luglio, in via Castegnate a Terno d’Isola, intorno alle 00.50. Non sarebbero emerse ombre né rispetto alle frequentazioni (molto ristrette) né ai contatti telefonici (anche quelli piuttosto limitati). Oltre a sentire la cerchia familiare si continua a battere sulle telecamere e sulle testimonianze. L’attenzione è su una ventina di persone, inquadrate dagli impianti di videosorveglianza ai margini di via Castegnate, dove è avvenuto l’omicidio. A piedi, in bicicletta, in moto. Tra queste potrebbe esserci l’assassino. Certo non tutte le immagini sono nitide, ed è per renderle tali che sono stati chiamati i carabinieri del Ros.
E c’è la parentesi ’genetica’. Anche domenica sono continuate le convocazioni in caserma dove a persone mirate è stato chiesto di sottoporsi al test del Dna nella speranza che arrivino esiti di interesse dai Ris di Parma sui vestiti che indossava la vittima. Profili con cui effettuare la comparazione, una traccia per risalire all’identità del killer.