Curno, uccisa dall'ex: la sorella si è svegliata dal coma

La giovane ha detto: "Devo sopravvivere per i miei genitori". Martedì sarà sentita dai carabinieri

Deborha e Marisa Sartori

Deborha e Marisa Sartori

Curno (Bergamo), 4 febbraio 2019 - La sorella di Marisa Sartori, uccisa con una coltellata sabato sera dall'ex marito a Curno, si è svegliata stamattina dal coma. Deborha, pure accoltellata dal cognato (ora in carcere), era stata sottoposta a un delicato intervento nella notte tra sabato e domenica per frenare una emorragia. "Devo sopravvivere per i miei genitori", ha detto Deborha, dopo che la mamma le ha comunicato la morte della sorella. Nelle prossime ore Deborha verrà sentita dai carabinieri di Bergamo che stanno conducendo le indagini. Sarà sentita probabilmente domani: oggi i medici hanno chiesto per lei ancora un giorno di riposo assoluto. 

Sempre domani sarà interrogato dal gip nel carcere di Bergamo Ezzeddine Arjoun, il trentacinquenne tunisino in cella con l'accusa di aver ucciso la moglie e ferito gravemente la cognata.  Marisa Sartori, a soli 25 anni, voleva rifarsi una vita. Era determinata: aveva deciso di voltare pagina e affrettare la separazione dal marito. La coppia già non esisteva più. Il 20 gennaio i due avevano appuntamento in Comune, a Sant’Omobono Imagna, per mettere la parola fine alla loro relazione. Un atto che potrebbe aver scatenato la reazione dell’uomo, che infatti non si è presentato in municipio. Una rabbia covata a lungo, sostenuta forse anche dalla droga, per la quale l’uomo aveva alle spalle qualche precedente. Alla fine, l’agguato con il coltello - nel garage di un condominio di via IV novembre, a Curno.

I due si erano sposati in Tunisia nel 2012, un matrimonio a cui i genitori di lei fino all’ultimo si erano opposti. Sono rimasti in Africa per tre anni. Poi il ritorno in Italia. A Sorisole, e a Sant’Omobono Imagna. Il rapporto di coppia però non ha funzionato, e da qui la decisione di lasciarsi. Marisa, come hanno raccontato parenti e i vicini, aveva paura. Sembra che avesse presentato denuncia ai carabinieri (al momento, però non c’è riscontro) e nel frattempo si era rivolta anche a un centro antiviolenza. Era preoccupata, Marisa, tant’è che non tornava mai a casa da sola in via IV novembre, dove vivono i genitori e la sorella.