Omicidio di Casazza, arrestato il 32enne ricercato: era scappato dopo l’aggressione

Avrebbe ucciso il 38enne Mykola Ivasiuk, spezzandogli un bicchiere di vetro sulla nuca. Poi la fuga e le ricerche durate un mese

Nel riquadro Mykola Ivasiuk, il 38enne di Leopoli (Ucraina), ucciso fuori dal Rosy Bar di Casazza

Nel riquadro Mykola Ivasiuk, il 38enne di Leopoli (Ucraina), ucciso fuori dal Rosy Bar di Casazza

Casazza (Bergamo), 18 settembre 2024 – A un mese esatto dall’omicidio, è stato arrestato nelle scorse ore  Mohamed Amine Moussine, 32 anni, accusato di avere aggredito e ucciso il 38enne Mykola Ivasiuk fuori dal Rosy Bar a Casazza, il 19 agosto scorso. Secondo le prime informazioni, i carabinieri della compagnia di Clusone e i militari del comando provinciale di Bergamo avrebbero rintracciato il fuggitivo in Spagna.

Rintracciato e arrestato

Mohamed Amine Moussine era scappato a bordo di un’auto prestata da un altro uomo subito dopo l'aggressione e aveva fatto perdere le sue tracce. Dalle indagini dei carabinieri di Clusone, coordinate dalla pm Silvia Marchina, dopo aver abbandonata l'auto a Martinengo e aver distrutto il suo cellulare sarebbe riuscito a fuggire in Spagna nascosto verosimilmente in un mezzo adibito al trasporto di generi alimentari. È stato quindi individuato nelle campagne tra Murcia e Malaga, dove la Guardia Civil, operando in stretta collaborazione e collegamento costante con i militari dell'Arma, lo hanno bloccato. L'arrestato è attualmente detenuto in attesa della consegna all'Italia. 

La vittima

Mykola Ivasyuk, originario di Leopoli, viveva da una decina d'anni nel paese della valle Cavallina dov'è morto. In Ucraina aveva lasciato la moglie, dalla quale era separato, e una figlia di 16 anni. Negli anni aveva svolto diversi lavori, tra cui badante e operaio, oltre a un impiego in un’azienda del settore ortofrutticolo. Risiedeva nel palazzo di fronte al bar di via Nazionale.

La lite e l’aggressione e la fuga

La sera del 19 agosto, Ivasiuk, che pare fosse ubriaco, aveva gridato e insultato la propria fidanzata durante una telefonata, ed era stato un suo amico italiano – M.R. -, a sua volta alterato dall’alcol, a cercare di calmarlo. Gli avrebbe sferrato un pugno, anche se lui nega e sostiene di avergli tirato solo uno schiaffo (il gip gli ha creduto, ma il pm ha fatto ricorso contro la scarcerazione).

Spazientito dalla confusione creata al bar dallo stesso Ivasiuk, il 32enne marocchino – fermato oggi – si sarebbe alzato di soprassalto dal tavolino spezzandogli un bicchiere di vetro sulla nuca. L’uomo era crollato a terra ed era spirato in poco tempo sotto gli occhi del calabrese, nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi. Resosi conto della gravità delle condizioni dell'ucraino, il marocchino 32enne era scappato facendo perdere le sue tracce. 

I primi due indagati

La stessa sera dell’omicidio, i carabinieri di Clusone avevano portato in caserma M.R., l’amico italiano della vittima. Nel giro di poche ore, era stato fermato anche un altro uomo – G.C. -, che si era allontanato dopo l’aggressione.

M.R., 39enne di origine calabrese aveva raccontato di essere amico dell’ucraino e di avergli sferrato uno schiaffo in volto e non un pugno. Questo perché voleva calmarlo dopo un litigio con la fidanzata, impedendogli di infastidire gli altri clienti del locale che si erano già lamentati per il suo stato di alterazione. Aveva raccontato al giudice di essere stato lui stesso a chiamare i soccorsi, praticando alla vittima anche il massaggio cardiaco su indicazione del 118. Accusato di omicidio preterintenzionale, il giudice lo aveva poi scarcerato “per difetto di gravità indiziaria”, come si legge nell’ordinanza.

G.C., 46enne di Spinone al Lago, era invece stato accusato di favoreggiamento per avere aiutato il 32enne marocchino a fuggire, prestandogli la sua auto. L’uomo si era però difeso raccontando al giudice di aver lasciato la vettura nei giorni precedenti all’aggressione a un meccanico che conoscono entrambi. Di conseguenza anche per lui era stata disposta la scarcerazione e l’obbligo di dimora nel comune di residenza.