
Giuseppe Lombardini, ucciso dal figlio a coltellate
Bergamo – Assolto perché incapace di intendere e volere al momento del fatto. La sentenza pronunciata ieri dalla Corte d’Assise presieduta da Patrizia Ingrascì (a latere la collega Kildani). A processo Matteo Lombardini, 36 anni, di Nembro, per l’omicidio del padre e il tentato omicidio della madre.
La Corte ha disposto che l’imputato rimanga per un minimo di 10 anni nella Rems di Castiglione delle Stiviere dove si trova attualmente. Anche il pm Giancarlo Mancusi al termine della sua requisitoria aveva chiesto l’assoluzione per l’incapacità di intendere e volere, con ricovero in Rems per un tempo senza limiti di durata. Stessa richiesta (ma con il minimo di legge sulla durata della misura) per il difensore, l’avvocato Marco Avilia, che ha invocato la derubricazione del tentato omicidio della madre dell’imputato e la conseguente assoluzione da questa contestazione per mancanza di querela. Il difensore ha anche rimarcato che “sarebbe stato opportuno un approfondimento investigativo sulla responsabilità dei sanitari, e forse questa tragedia si poteva evitare”.
Quattro giorni prima dell’omicidio Lombardini si era rivolto al Pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo in preda a “uno stato di tensione emotiva intensa, sentiva delle strane voci”, chiedendo di essere ricoverato. Invece era stato dimesso dopo che il medico aveva messo a verbale che il paziente “riesce a controllare gli impulsi di aggressività eterodiretta, per il momento”. L’omicidio il 28 ottobre del 2023 nella frazione Viana di Nembro, dove Matteo viveva con il padre Giuseppe, 72 anni, pensionato, e la madre Maria Angela.
È tardo pomeriggio. Il giovane, che era in cura da una psichiatra, con un coltello da cucina aveva sferrato almeno cinque fendenti al padre. La madre accorre alle urla del marito e trova il figlio che le dice: “Ho ucciso il papà e adesso uccido anche te”. La mamma di Matteo ha avuto solo il tempo di rispondere “sono già morta dentro”, prima di essere colpita a con lo stesso coltello a nuca, gola, addome, mani e volto. Più tardi il giovane ai carabinieri, chiamati dai vicini di casa, racconterà di aver sentito delle voci che lo incitavano a uccidere il padre.