Il mistero della moschea fantasma, spariti 5 milioni donati dal Qatar

Il centro di culto non c'è. E mancano due milioni e mezzo di ROCCO SARUBBI

Una moschea

Una moschea

Bergamo, 31 dicembre 2015 - Ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio intrigo all’insegna di Allah. Una sorta di lotta che si sta consumando nel mondo islamico che gravita a Bergamo, dove si sarebbe aperto un caso per via di un tesoretto di 5 milioni di euro che la ‘Qatar Charity Foundation’ ha destinato per la costruzione di una moschea in città. Risultato, il cantiere è stato posto sotto sequestro dalla guardia di finanza e dalla Digos che stanno svolgendo gli accertamenti per scoprire che fine abbiano fatto una parte di quei soldi, che sono il motivo del contendere.

I personaggi coinvolti nella vicenda sono Imad El Joulani, medico di Amman residente a Ponte San Pietro, sposato con figli, e fino alla scorsa estate presidente del centro culturale islamico di via Cenisio, in città; l’egiziano Mohamed Saleh, residente a Torre de’ Roveri e vice di El Joulani, che dopo la spaccatura gli è subentrato alla presidenza del centro; infine i rappresentanti in Italia dell’Ucoii,l’Unione delle comunità islamiche d’Italia. Sono stati proprio loro a far scattare la denuncia nei confronti di El Joulani, denuncia che l’avvocato Michele Olivati (che rappresenta Mohamed Saleh) ha depositato in procura a settembre. È stata avviata anche un’inchiesta per appropriazione indebita.

Tutta la storia ha preso il via due anni fa, quando El Joulani, ancora presidente del centro islamico, aveva chiesto e ottenuto dal Qatar il finanziamento per una moschea. Secondo l’accusa, El Joulani aveva parlato con i suoi interlocutori di un progetto da farsi in via Baioni, sempre in città. Quando gli emissari dalla ‘Qatar Foundation’ sono sbarcati in Italia per controllare l’avanzamento dei lavori, hanno scoperto che in via Baioni non c’era nulla. Nel frattempo era stata acquistata per 2 milioni e mezzo un’area in via San Fermo (dove sono stati posti i sigilli), a ridosso del cimitero. Per i denuncianti El Joulani non lo aveva mai comunicato, così su di lui hanno iniziato ad addensarsi i sospetti. Si è anche scoperto che il bonifico del Qatar, anziché al centro islamico di via Cenisio, era andato a un centro culturale fondato, guarda caso, proprio da El Joulani, e di cui fanno parte la moglie, figli e nuore. Ma se per l’area di via San Fermo sono stati spesi 2 milioni e mezzo, i rimanenti che fine hanno fatto? Secondo l’accusa giacerebbero indebitamente sul conto di El Joulani. Ma c’è un altro aspetto che allarma gli inquirenti e per cui è stata coinvolta anche la Digos: la ‘Qatar Foundation’, oltre a finanziare centri di culto, sembra finanzi anche il jihad degli integralisti islamici. Sulla vicenda è intervenuto anche il Comune di Bergamo: «La prima segnalazione alla Digos è stata nostra e risale a 10 mesi fa, e comunque in via San Fermo sarebbe impropria qualsiasi destinazione, soprattutto una moschea», hanno fatto sapere. 

di ROCCO SARUBBI