Bergamo, Romina lanciata in auto nel fiume Adda. La freddezza del presunto assassino

Il compagno della donna non ha tradito emozioni all’arrivo dei carabinieri. L'uomo ha minacciato il suicidio in ospedale, slitta l'interrogatorio

L'auto estratta dal fiume Adda

L'auto estratta dal fiume Adda

Bergamo, 22 aprile 2022 -  Quando i carabinieri lo hanno trovato, dopo tre ore di ricerche, Carlo Fumagalli, 49 anni, operaio alla Visconti di Modrone, non ha tradito nessuna emozione. Non ha pianto, né una parola di pentimento. Era come scollegato da tutto ciò che lo circondava, anche dagli affetti più intimi, la compagna Romina Vento, 43 anni, morta martedì sera dopo essere annegata nell’Adda. I due, poco prima, erano in auto, una Renault Megane, lanciata a velocità nel fiume.

Lei, dopo aver aperto la portiera, ha chiesto aiuto disperata (come hanno raccontato alcuni testimoni che hanno illuminato la zona con i cellulari). Negli stessi istanti in cui lui a nuoto stava raggiungendo la riva del fiume per mettersi in salvo e scappare senza una meta. Del resto lui, esperto nuotatore, e cresciuto a Vaprio, sulla sponda milanese dell’Adda, dove ancora vivono i suoi genitori, quel fiume lo conosce bene. Nel 2003 lui e Romina, anche lei originaria di Vaprio, avevano deciso di trasferirsi a Fara Gera d’Adda dove si era formata la loro famiglia, con i due figli di 10 e 15 anni. Fumagalli, da martedì sera in carcere a Bergamo, è accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza. Il quadro sembra piuttosto definito, rafforzato, parrebbe, dalle dichiarazioni rese in carcere dallo stesso Fumagalli al pm Carmen Santoro. Questa mattina alle 9 Fumagalli avrebbe dovuto essere interrogato dal gip Vito di Vita per la convalida. Un'occasione per l’operaio, assistito dall’avvocato Fabrizio Manzari, di fornire la sua versione. Ma l'interrogatorio slitterà, perché l'uomo, ricoverato in ospedale dove è stato convalidato l'arresto, avrebbe manifestato intenzioni suicidiarie.

Martedì verrà effettuata l’autopsia al Papa Giovanni XXIII. Chi lo conosce lo descrive come una persona tranquilla. Anche i vicini di casa, in via Udine, hanno raccontato di una famiglia riservata. Solo qualche collega si era reso conto delle difficoltà che stava attraversando, sia psicologiche sia con la compagna. Ne aveva accennato. Era in cura da mesi e nei giorni precedenti al delitto aveva sospeso le medicine. Con Romina si era iniziato a parlare di separazione. Chi indaga ritiene possa essere il movente. Se qualcosa in particolare abbia innescato la fine, magari una lite, non è chiaro.