Bimbi soffocati dalla madre, Monia Bortolotti sarà interrogata in ospedale: pericolo di gesti autolesionistici

La donna di 27 anni, in custodia cautelare, sarà interrogata in merito alla morte per soffocamento dei figli Alice (4 mesi) e Mattia (2 mesi)

Monia Bortolotti e i figli, Mattia e Alice

Monia Bortolotti e i figli, Mattia e Alice

Pedrengo (Bergamo) – Sarà interrogata in ospedale Monia Bortolotti, la donna di 27 anni arrestata sabato 5 novembre con l’accusa di avere soffocato e ucciso i figli – Alice, di quattro mesi, e Mattia, di due – a distanza di un anno. L’interrogatorio avrebbe dovuto avere luogo in carcere, ma l’indagata è stata trasferita nella camera di sicurezza dell’ospedale Papa Giovanni XXIII per evitare possibili gesti autolesionistici

Martedì mattina Bortolotti sarà assistita dall’avvocato Luca Bosisio e interrogata dal giudice per le indagini preliminari Federica Gaudino, la stessa che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’arresto è stato disposto, si legge nelle oltre duecento pagine dell’ordinanza, a causa del pericolo di reiterazione del reato e della spiccata pericolosità sociale della donna.

Ora, la donna potrà decidere se rispondere o meno alle domande della giudice, anche su consiglio del legale che la segue già dallo scorso marzo, quando era indagata ma a piede libero. In tutto il tempo passato in libertà, Bortolotti si difendeva sui social affermando l’origine accidentale della morte dei suoi figli. A più riprese ha fatto riferimento al difficile legame con la madre adottiva: Monia è nata in India ed era stata adottata quando aveva un anno da una coppia di bergamaschi di Gazzaniga.

Secondo gli inquirenti il movente dei due infanticidi sarebbe da ricondurre “nell'incapacità della madre di reggere alla frustrazione del pianto prolungato dei bambini”. Non sarebbe una patologia psichica il fatto scatenante, ma dal sentirsi inadeguata come madre: la decisione di uccidere Alice e Mattia sarebbe stata presa con lucidità e raziocinio.

Uno dei fatti più eclatanti, emerso durante le indagini, fa riferimento a un ricovero di Mattia quando aveva solo 19 giorni di vita. Il piccolo era finito all'ospedale dopo una apnea ed era stato sottoposto a tutti gli accertamenti del caso, vista anche la morte, meno di un anno prima, della sorellina, risultando però del tutto sano. L’ipotesi è che quello fosse stato un primo tentativo della madre di ucciderlo: un interrogativo che rimane, per ora, irrisolto.

All'atto delle dimissioni, Monia era stata visitata da uno psichiatra, che aveva consigliato ai familiari di non lasciarla da sola con il bambino. Ed è invece proprio in un momento in cui la donna rimane da sola con Mattia che il piccolo viene ucciso, secondo gli inquirenti, stretto in un “abbraccio letale” della stessa madre.