Bergamo, maxi-frode fiscale: 67 aziende coinvolte e 79 indagati / VIDEO

Procura della repubblica e Guardia di finanza hanno ricostruito uno schema piramidale di tre livelli

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Bergamo, 10 dicembre 2020 - Sono 67 le aziende (tra società e ditte individuali con sede principalmente in provincia di Bergamo) del settore edile coinvolte in un'inchiesta della Procura di Bergamo che ha svelato un complesso meccanismo finalizzato all'evasione fiscale. Al momento sono 79 le persone indagate e denunciate a vario titolo per per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti, indebite compensazioni d’imposta.

Questa mattina la Guardia di finanza ha eseguito un sequestro preventivo, predisposto dal Gip del tribunale di Bergamo, del valore di otto milioni di euro tra disponibilità finanziarie e beni. La frode, secondo la magistratura, era articolata secondo uno schema piramidale di tre livelli: alla base, una serie di società di capitali, amministrate da prestanome, create con l’unico scopo di “contenere” la forza lavoro, per assumere sulla carta dipendenti e utilizzate come centri di imputazione di tasse, oneri fiscali, contributivi, previdenziali ed assistenziali. Obblighi questi tutti puntualmente mai ottemperati. Le indagini, coordinate dalla Procura e condotte dalla Guardia di finanza di Treviglio, sono state eseguite mediante controlli bancari, pedinamenti tramite sistemi di rilevazione satellitare Gps, appostamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche, rogatorie internazionali e perquisizioni.

Le indagini, nello specifico, hanno permesso di scoprire che queste società erano di fatto evasori totali e che attraverso un sistematico ricorso a compensazioni d’imposta mediante l’utilizzo di crediti inesistenti facevano figurare solo sulla carta il regolare versamento dei contributi Inps e Inail a favore dei dipendenti. In questo modo potevano ottenere il Durc regolare, requisito imprescindibile per operare sul mercato fornendo manodopera. A tali società ne erano collegate diverse altre, poste nel mezzo dello schema piramidale, questa volta effettivamente operative che, ottenuti gli appalti dalle aziende di terzo livello al vertice della piramide e beneficiari finali della frode, subappaltavano sistematicamente i lavori edili loro commissionati alle cartiere di primo livello. In questo modo società di dimensioni medio-grandi e solide, particolarmente attive sul mercato immobiliare, potevano sgravarsi delle incombenze fiscali, tributarie e previdenziali e, abbattendo significativamente i costi di gestione dell’impresa, riuscivano ad essere maggiormente concorrenziali sul mercato. Per recuperare le somme sottratte al Fisco sono state eseguite diverse verifiche fiscali che hanno permesso di ricostruire un giro di fatture false per oltre 30 milioni di euro e di indebite compensazioni d’imposta per oltre 4,2 milioni di euro, di contestare ricavi non dichiarati per circa 25 milioni di euro, di accertare Iva evasa per 3,4 milioni di euro.

Il Tribunale del Riesame, a cui si sono rivolti alcuni degli indagati, ha nella sostanza confermato la bontà del quadro accusatorio raccolto nei confronti dei principali beneficiari della frode, confermando il decreto di sequestro con specifico riferimento alle posizioni in relazione alle quali è stata raggiunta prova certa, ad avviso dei Giudici del gravame, in merito alla consapevolezza delle indebite compensazioni effettuate dagli amministratori delle società somministratrici di manodopera.