Bergamo, 13 novembre 2024 – Ormai è una certezza. Il lupo è tornato a popolare i boschi delle Orobie bergamasche. E, come conferma la polizia provinciale, i branchi sono più di uno. Tre per l’esattezza. Ma andiamo con ordine. Era l’ottobre del 2023 quando le fototrappole posizionate in Val di Scalve testimoniarono la nascita del primo branco di lupi 100% orobico: la coppia avvistata a Gandellino nel dicembre 2022, maschio e femmina, aveva dato alla luce quattro cuccioli, portando a sei il totale degli esemplari.
Oltre a quello originario di Gandellino c’è un secondo branco, di stanza in Val Seriana nell’area intorno al passo di Zambla. Anche questo gruppo è composto da sei animali, mentre il terzo - che si muove al confine con la provincia di Lecco, tra Valsassina e Val Stabina, include in totale 7 esemplari.
Numeri normali, in quanto i branchi di lupi sono composti mediamente tra i quattro e gli otto esemplari. Gli agenti della polizia provinciale confermano che ogni gruppo copre un’area che spazia tra i 200 e i 300 chilometri quadrati e quello di Gandellino ha “bazzicato“ tutta estate nei pressi di Valzurio. La situazione nel territorio bergamasco già da alcuni anni sta attraversando un’evoluzione preventivabile. Quella delle Alpi Centrali era l’unica area montana della penisola in cui il lupo non era ancora ritornato: il carnivoro ha infatti ripopolato già da tempo l’intero arco appenninico, le Alpi Orientali, quelle Occidentali e l’Oltrepò Pavese.
“Era prevedibile che l’area si completasse, anche visto l’alto tasso di idoneità del nostro territorio – fanno sapere dal comando della polizia provinciale –. Nella Bergamasca sono infatti presenti circa 20mila ungulati. Quello a cui stiamo assistendo non è nient’altro che un’evoluzione naturale del fenomeno”.
La presenza del lupo sulle Orobie ha provocato timore, soprattutto nel mondo della zootecnia. Uno degli episodi più cruenti risale allo scorsa primavera (anche se è diventato di dominio pubblico solamente a settembre), quando due allevatori riempirono di veleno una carcassa di cervo come esca per i lupi. I due adesso devono rispondere di tentata uccisione di animali e di uso di esche e bocconi avvelenati.
La polizia provinciale
“Dobbiamo riconoscere che il lupo è un animale che ha un certo impatto – spiega la polizia provinciale –, ma è un animale schivo, ha paura dell’uomo e preferisce evitare il contatto diretto, privilegiando spazi estesi e la natura incontaminata. Il suo avvicinamento alle zone urbanizzate è dovuto unicamente alla ricerca di cibo. Si deve però capire che la sua presenza sulle nostre montagne non è una parentesi, ma che ormai bisogna abituarsi, come dimostra i ventidue avvistamenti avvenuti da inizio anno”.
Allevatori e agricoltori
Gli agricoltori e gli allevatori, però, hanno paura. Come confermano alcuni di essi, che lavorano a Moio de’ Calvi, in alta Valle Brembana. “I lupi non si sono ancora abbassati fino al paese – sottolineano alcuni di loro –. Negli alpeggi qui sopra ci sono state diverse predazioni. Oltre alla perdita degli animali c’è la paura di stare in alpeggio. Il lupo magari non si vede, ma si trovano gli escrementi.
Gli alpeggiatori hanno paura e il timore è che finiranno con l’abbandonare il mestiere. Con problemi per l’ambiente se i terreni vengono abbandonati e la perdita di tradizioni come la cultura casearia del formaggio d’alpeggio. Senza contare che questi animali diffondono molte malattie. Le nostre aziende di montagna sono piccole, ma sono le sentinelle del territorio, ci prendiamo cura anche dei piccoli pezzi di terreno. Quando gli agricoltori non ci saranno più ci si accorgerà. Qualcuno ha piazzato trappole anti-lupo, è vero, ma se c’è chi arriva al punto di rischiare una denuncia penale le istituzioni dovrebbero farsi delle domande. I politici della valle parlano come quelli di Milano. Loro la montagna non l’hanno mai vissuta e della natura conoscono solo i documentari che vengono trasmessi in televisione”.