
Bande composte da almeno cinque uomini, bottini che si aggirano sui 100mila euro. Dai quattro ai cinque minuti per sfondare gli ingressi con auto o camion ariete, far sparire la merce e scappare con il carico. Elettronica e tecnologia, telefonia, abbigliamento di lusso, materiali e attrezzature per edilizia sono i beni più facilmente aggredibili, più redditizi e meglio rivendibili sul mercato.
I maxi-furti commessi in Lombardia negli ultimi mesi hanno caratteristiche simili, dettate da leggi di mercato e maggiore facilità di realizzazione dei colpi. È di un milione di euro il valore del bottino del furto di scarpe di lusso commesso a Vigevano, in provincia di Pavia, a fine marzo. Ingente anche il valore degli abiti rubati in pochi minuti in una ditta di Romano di Lombardia, nella Bergamasca, a inizio marzo: auto ariete lanciata in retromarcia complici pronti a fare piazza pulita della merce. A giugno dello scorso anno, l’incursione in una ditta di Trezzano sul Naviglio, nel Milanese, aveva reso 450mila euro in zaini di lusso. A Mede, provincia di Pavia, a dicembre erano finiti nel mirino di capi di abbigliamento di un pregiatissimo brand.
Sempre lo stesso schema: pochissimi minuti per sfondare, entrare, prendere quello che si riesce, scappare. Battendo sul tempo gli allarmi e i tempi i spostamento di una pattuglia, sempre più spesso bloccata da chiodi cosparsi sulle strade limitrofe. A febbraio erano stati rubati 100mila euro di pannelli fotovoltaici nel Lodigiano, con una ricettazione quasi certamente già concordata. E poi l’elettronica, che si vende in nero ancora prima di essere rubata: a inizio febbraio era stata presa d’assalto una ditta di logistica a Lurago Marinone, nel Comasco, ma il colpo era andato male, bottino magrissimo. Meglio la replica di due settimane dopo, a Casnate con Bernate: 100mila euro di telefonia, con camion ariete e dieci uomini incappucciati.
Pa.Pi.