Infortuni e malattie professionali, gli stranieri rischiano di più: ecco dove in Lombardia

La mappa delle province con il maggior numero di denunce. Irregolarità, incertezze contrattuali e sfruttamento alla base della maggiore esposizione ai pericoli

Edilizia

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Contribuiscono in modo significativo al sistema produttivo nazionale, ma i lavoratori di origine straniera in molti casi si trovano in situazioni di irregolarità, incertezza e sfruttamento lavorativo. Per questo, sono anche più esposti a rischio di infortunio o malattia professionale, come attestano peraltro i numeri contenuti nell’ultimo approfondimento Dati Inail curato dalla Consulenza statistico attuariale Inail, dedicato all’analisi dell’andamento infortunistico e tecnopatico dei lavoratori stranieri.

Nel 2021 più di due denunce su tre sono arrivate dal Nord, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che complessivamente rappresentano il 58% dei casi.

Dalla sola Lombardia sono arrivate 23.569 denunce, oltre il 23% del totale nazionale.

I dati vanno letti tenendo conto che questi territori sono anche quelli con maggiori tassi di occupazione di persone con background migratorio, che denunciano effettivamente gli infortuni (numeri bassi possono anche essere indice di ampie zone di sommerso). Certo è che, analizzando il trend degli ultimi cinque anni, si evidenzia una maggiore esposizione dei lavoratori stranieri a rischi di infortunio sul posto di lavoro.

Come ricorda l’Inail, "spesso i lavoratori stranieri sono anche impiegati in attività particolarmente pesanti, di tipo manuale e ripetitive, che li espongono a rischi maggiori". Inoltre, secondo un’analisi del Centro Studi e Ricerche Idos, "tra loro è inoltre molto frequente il fenomeno della “sovra-qualificazione“, ovvero la condizione in cui una persona svolge un lavoro che richiede una preparazione intellettuale o tecnica inferiore a quella posseduta".

In Lombardia, le denunce totali di infortunio del 2021 sono state 105.844, numero che si è mantenuto inferiore rispetto ai cinque anni precedenti; tra i non italiani, invece, si nota un aumento, con 23.596 denunce rispetto alle 22.647 del 2017. A livello nazionale, nell’ultimo quinquennio l’incidenza percentuale dei lavoratori stranieri sul totale è aumentata passando dal 15,4% del 2017 al 18,2% del 2021. In Lombardia, si è passati da un 18,9% del 2017 a poco più del 20% nel 2018 e 2019, per arrivare al 21,68% del 2020 fino al 22,29% del 2021.

Entrando nel dettaglio delle province, a Brescia si vede una crescita anche nel 2021 (3.611) rispetto al 2020 (3.293), nonostante molte attività fossero ancora limitate per le restrizioni legate a Covid; stesso dicasi per Bergamo (2.649 le denunce del 2021 contro le 2.282 del 2020), Lecco (648 rispetto alle precedenti 639), Sondrio (333 contro le 304); in calo invece Como (959 nel 2021, 1.160 nel 2020).

Tra i soli lavoratori uomini, più presenti nei settori maggiormente a rischio come edilizia, logistica, agricoltura, tra le denunce di infortunio complessive, l’incidenza di denunce di infortunio di stranieri rispetto a quelle degli italiani è stata di ben il 25,33%, in forte crescita rispetto al 21,34% del 2017. Mantova è la provincia con la maggiore incidenza nel 2021 (31,01%), seguita da Lodi (30,21%) e Brescia (29,22%); a Bergamo la percentuale è stata del 25%, a Sondrio di circa il 18,5% (la più bassa in Lombardia, ma anche quella con la maggiore crescita visto che nel 2017 l’incidenza era di oltre 6 punti percentuali in meno), a Como del 19,85%, a Lecco del 21,35%.