LUCA MIGNANI
Cronaca

Indolente e senza gol . Così la stella del Milan divide critici e tifosi

Contro la Juve si è notato solo per la fascia di capitano al braccio ma anche con la Roma, in Europa League, e nel derby non ha convinto. Contratto fino a giugno 2028, piace al Psg. L’ad Furlani: "Da qui non si muove".

Indolente e senza gol . Così la stella del Milan divide critici e tifosi

Indolente e senza gol . Così la stella del Milan divide critici e tifosi

Quantomeno, il secondo posto è praticamente blindato: cinque punti di vantaggio mantenuti sulla Juventus a quattro giornate dalla fine. E il calendario sorride sicuramente più a Pioli (Genoa e Cagliari a San Siro, trasferta a Torino, Salernitana) che ad Allegri (Roma e Bologna fuori casa, nel mezzo Salernitana e la finale di coppa con l’Atalanta, infine il Monza). La difesa è tornata dall’Allianz Stadium senza subire reti (otto incassate nelle ultime quattro gare) nonostante l’assenza di quattro titolari (Maignan, Tomori, Theo Hernandez, Calabria).

Ma le buone notizie in casa rossonera finiscono qui. E l’elefante nelle stanza è un altro: il flop dell’attacco nelle partite che scottavano - Roma, Inter, Juventus - figlio del flop del leader tecnico Leao. Nell’andata dei quarti di Europa League De Rossi gli ha messo il silenziatore: dirottando sulle sue zolle El Shaarawy, sfruttando il dinamismo di Cristante, lasciando a Celik il compito di intervenire per ultimo e sempre in compagnia. Al ritorno Pioli ha provato ad abbassare il portoghese, comunque largo a sinistra nel 3-2-4-1, per sottrarlo alle marcature e dargli più metri di slancio. Rafa ha fatto espellere Celik e ha messo sulla testa di Gabbia la palla dell’inutile 1-2: poco.

Nel derby altra mossa: centravanti atipico. Risultato: è solo entrato nel gol illusorio di Tomori. Tre partite chiave, due gol segnati da difensori. Contro la Juventus, nemmeno questo. 18-9 i tiri totali in favore dei bianconeri (6-0 da dentro l’area). Soprattutto, 7-0 il conteggio delle conclusioni in porta. Leao: un tiro ribattuto, uno fuori. Qualche corsa generosa (nel finale), 37 passaggi ma uno solo chiave (Chiesa ha giocato mezz’ora e ne ha fatti 4, ad esempio). Appena un dribbling riuscito. Allegri ha messo sulle sue tracce Cambiaso, schierato appositamente mezz’ala destra, bravo a raddoppiare costantemente la marcatura insieme a Weah, con Gatti a supervisionare.

E Leao, ancora una volta, non ha morso. Fascia al braccio, viste le assenze di Calabria e Theo Hernandez, ha provato a parlare da leader a fine partita: "L’impegno di tutti è stato importante. Non siamo né migliori, né peggiori di ieri. Ma siamo quelli che combattono sempre". E l’ad Furlani ha chiarito: "Rafa è un giocatore del Milan, ha un contratto lungo e vuole rimanere qui. Quindi resta". Già: contratto fino a giugno 2028, clausola rescissoria di 175 milioni. Quest’anno in campionato è spiccato soprattutto per gli assist: 8, meglio di lui solo Dybala. Gol, però, pochini: 7 (Pulisic è a 10, ad esempio). In Champions uno solo, in Europa League 3, ma quando contava è sparito. Premiato per le 200 presenze in rossonero (ora 206), aveva detto: "Spero di farne altre 200, al Milan mi sento come in famiglia".

Gli si chiede proprio di essere un capo famiglia, un leader (almeno) tecnico. Ma spesso, quando conta, è il figlio prediletto dal quale è lecito aspettarsi di più. Il Psg lo monitora, a caccia del sostituto di Mbappé. Il ds dei parigini, Campos, lo conosce bene: lo aveva portato dallo Sporting al Lille. E l’agente, Mendes, pochi giorni fa si trovava proprio nella capitale francese: magari per parlare anche di lui. Il Milan gli ha dato sempre più responsabilità e lo ha straconfermato: ma davanti a un’offerta monstre non potrebbe non considerarla. A 24 anni Leao ha il futuro dalla sua. Il presente e la promettente carriera lo portano, però e ancora, a un bivio ben noto: quello del salto di qualità sulla via della continuità. Ne va del futuro del Milan. E del suo.