"Voleva uccidermi". Massacrata dal padre per il video in Rete senza abiti tradizionali

Un’adolescente egiziana ha pagato con schiaffoni al volto e alla schiena il post su TikTok dove balla con capelli, volto e ombelico ben visibili Ora è in una struttura protetta

Hina Saleem, uccisa a 21 anni a Sarezzo

Hina Saleem, uccisa a 21 anni a Sarezzo

Brescia - Pubblica su un TikTok un video dove balla senza indossare gli abiti tradizionali. Di più, mostra l’ombelico e ha capelli e volto ben visibili. La protagonista è una sedicenne originaria dell’Egitto, che ha pagato un gesto di ordinaria e spensierata giovinezza con una scarica di schiaffoni inferti dal padre, ora denunciato. La storia è capitata nel tardo pomeriggio di domenica in una famiglia appunto egiziana, madre, padre e cinque figli, di casa nel primo hinterland bresciano. Una famiglia irreprensibile e sconosciuta alle forze dell’ordine fino all’altro ieri.

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri la ragazzina, studentessa in un istituto tecnico, aveva postato sul social network un video innocente, che come tale però non è stato percepito dal genitore, un operaio 44enne di vedute chiuse e oltranziste. Una volta postato in Rete, il filmato ha valicato i confini geografici ed è stato notato da alcuni parenti residenti in Egitto che, scandalizzati, hanno pensato bene di informare il padre dell’autrice. L’uomo ha provveduto a visionare il video incriminato e, dopo avere scagliato il telefono contro la figlia, l’ha picchiata brutalmente al volto e alla schiena per punirla dell’onta subita.

La sedicenne tramite WhatsApp è riuscita a chiedere aiuto a un’amica, che ha poi chiamato il 112. Sul posto sono arrivati i carabinieri. Dopo essere stata accompagnata al Prontosoccorso della Poliambulanza di Brescia – ha riportato lesioni giudicate guaribili in 12 giorni – la ragazzina ha riferito di essere in conflitto con la famiglia, in particolare con il padre, per il desiderio di vivere libera come le coetanee bresciane. Proprio come la pakistana Hina Saleem, uccisa nel 2006 a Zanano di Sarezzo dai parenti, come punizione per non volersi adeguare agli usi tradizionali della cultura d’origine.

«Voleva ammazzarmi», ha fatto verbalizzare la studentessa, riferendo violenze pregresse. Da ieri è stata trasferita in una struttura protetta. Il caso è al vaglio della Procura minorile e di quella ordinaria.