Michele Andreucci
Cronaca

Docenti e tutor di chi non ha più lavoro: adesso rischiano loro di perdere il posto

Stato di agitazione all'azienda bergamasca di formazione

Il centro professionale di via Gleno (De Pascale)

Bergamo, 17 maggio 2015  - Da giovedì hanno avviato lo stato di agitazione che punta alla proclamazione di uno sciopero tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Domani, invece, alle 17, si ritroveranno davanti alla sede della Provincia, in via Tasso, dove hanno organizzato un presidio e dove, insieme con i sindacati e le Rsu, spiegheranno i motivi della loro protesta.

Protagonisti delle due iniziative sono i dipendenti di Abf, Azienda bergamasca formazione, realtà controllata interamente dall’amministrazione provinciale, dove si teme il taglio di una quarantina di posti di lavoro su un organico di 326 lavoratori, tra personale amministrativo, tutor, docenti, personale ausiliario, insegnanti per disabili, personale per l’inserimento professionale, al lavoro negli otto centri della Bergamasca: Curno, Clusone, Albino, Bergamo, San Giovanni Bianco, Trescore, Castel Rozzone e Treviglio.Impegnati come docenti nei corsi di formazione professionale e come tutor nei percorsi di inserimento lavorativo dedicati a chi ha perduto il posto, ora a rischio di restare senza occupazione sono proprio loro.

"I lavoratori di Abf - sottolineano Dino Pusceddu (Fp Cgil), Angelo Murabito (Cisl Fp), Fiorangela Agustoni (Usb Pi) e il coordinatore delle Rsu, Paolo Boffelli - scenderanno in presidio contro i tagli ai trasferimenti operati dalla Regione, che penalizzano il bilancio dell’ente di circa 1.700.000 euro. Questa è la conseguenza della decisione regionale di parificare Abf alle scuole di formazione private. Con un accordo del 2011, il personale della Regione che si occupava di formazione professionale era passato alle dipendenze delle Province (ma gli stipendi continuavano ad essere pagati dall’amministrazione regionale). A Bergamo la Provincia aveva poi affidato questi lavoratori alle dipendenze di Abf". La protesta di domani è stata organizzata anche contro «le mancate risposte da parte dell’amministrazione provinciale in materia di stabilizzazione a tempo indeterminato di lavoratori rientranti in elenchi definiti da un accordo sindacale del 2011».

Già un anno fa, nel maggio 2014, i sindacati avevano aperto un primo stato di agitazione per il rischio di una riduzione del personale.