REDAZIONE BERGAMO

Diede fuoco al suo convivente. Condannata a 6 anni e quattro mesi

Contestato il tentato omicidio: l’uomo riportò ustioni sul 30 per cento del corpo

Il tribunale di Bergamo dove si è svolto il processo con rito abbreviato davanti al gip Parati

Il tribunale di Bergamo dove si è svolto il processo con rito abbreviato davanti al gip Parati

Quella sera, era il 2 febbraio, scoppiò una lite furiosa. E non era la prima volta. Al culmine dell’ennesimo diverbio lei, una 39enne, origini brasiliane, versò alcol addosso al compagno e gli diede fuoco. L’uomo, 34 anni, di Alzano Lombardo, che ha riportato ustioni sul 30% del corpo, spense da solo le fiamme gettandosi sotto la doccia. Assistita dagli avvocati Gaia Perego e Marco Braga, la 39enne è stata condannata per tentato omicidio a sei anni e quattro mesi di carcere, dal gip Parati. Ha scelto il giudizio con rito abbreviato, ma si è sottoposta a esame, testimoniando un certo disagio familiare. Il giudice ha riconosciuto l’equivalenza di aggravante (erano una coppia convivente) e attenuanti generiche.

Attualmente la 39enne si trova ai domiciliari (dopo il ricorso al Riesame presentato dai suoi legali) in un’abitazione diversa da quella dove si è svolto il fatto. Dovrà versare una provvisionale di 15mila euro all’ex compagno, che si è costituito parte civile con l’avvocato Benedetto Maria Bonomo. Il legale ha messo in evidenza che la pena è stata più alta di quella chiesta dalla procura (sei anni) e soprattutto che il tribunale l’ha emessa per tentato omicidio (la procura ha insistito sul fatto che l’azione fosse idonea a provocare la morte), non accogliendo la richiesta della difesa di derubricare il reato in lesioni.

Per la difesa, che aveva chiesto la riqualificazione del capo di imputazione, "l’atto non era premeditato, al fine di fare del male, ma nasceva da un disagio familiare". Che ritengono sia stato riconosciuto dal tribunale, che ha concesso le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante, e per questo "ci riteniamo in parte soddisfatti". Entro 15 giorni saranno depositate le motivazioni. La difesa potrebbe ricorrere in appello.

In casa, quando scoppiò la lite, c’erano anche alcuni amici che erano intervenuti. Dopo l’aggressione, inizialmente la 39enne si era allontanata da casa, dove c’era la figlia di soli due anni che non aveva assistito alla scena. Lei venne arrestata per tentato omicidio e, per un breve periodo, trasferita in ospedale, lui fu ricoverato al Papa Giovanni XXIII.

Francesco Donadoni