
Un'immagine del raid; nel riquadro, l'imprenditore Danilo Calissi
Dal letto dell’ospedale di Iseo, dove era stato ricoverato dopo il violento pestaggio che aveva subito a Villongo la mattina del 26 aprile 2023, Danilo Calissi, 67 anni, originario di Credaro ma residente a Sarnico, imprenditore nel settore delle guarnizioni in gomma, conosciuto in Valcalepio, aveva detto: "Non ho nemici. Mai ricevuto minacce". E aveva pubblicato su Facebook una sua immagine con il volto tumefatto. La testa fasciata e i segni delle percosse (la prognosi era stata di 30 giorni). Quella mattina (erano le 7) Calissi aveva accompagnato la figlia alla fermata del bus. Si trovava in pieno centro a Villongo, a poche centinaia di metri dal municipio. Stava rincasando quando è stato avvicinato da due uomini con il volto parzialmente coperto. Prima hanno attirato l’attenzione dell’imprenditore con un richiamo, tipo: "Scusa", un pretesto per far sì che Calissi si fermasse. Poi lo hanno colpito con pugni al volto e calci alle ginocchia, pestaggio che è proseguito anche quando lui era a terra. I due gli avevano poi preso l’orologio il Rolex del valore di 8mila euro, le chiavi di casa e quelle dell’autovettura, prima di fuggire a bordo di un’altra auto guidata da un complice.
Per quell’episodio i carabinieri della Compagnia di Bergamo, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Comando provinciale di Brescia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 persone accusate di rapina aggravata e lesioni aggravate. In manette un cinquantunenne e un cinquantottenne domiciliati a Brescia, esecutori materiali, e un sessantunenne, residente a Travagliato (Brescia) ritenuto il complice che attendeva in auto per la fuga. Per risalire alla loro identità, un contributo è arrivato dalla visione delle telecamere di sorveglianza della zona. Alla base dell’agguato - "una vera e propria resa dei conti", come spiegano gli inquirenti - ci potrebbe essere una questione economica camuffata per una mera aggressione finalizzata a rubare l’orologio di valore, che non era il vero obiettivo. Sul movente gli inquirenti stanno ancora lavorando. Il gip ha ritenuto necessario emettere la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dei tre in ragione della pericolosità sociale.