
I due anziani elemosinavano fuori dai supermercati e se non raccoglievano almeno 80 euro non mangiavano (De Pascale)
Bergamo, 15 settembre 2015 - Per diversi mesi, nel 2013, sfruttando la loro situazione di debolezza e depressione, avevano sequestrato la pensione (950 euro) e avevano spedito più volte davanti ai supermercati a chiedere l’elemosina due pensionati di 67 anni, residenti in città (uno vedovo da quattro anni). I due anziani, avvicinati entrambi al mercato della Malpensata, per settimane non erano riusciti a liberarsi dalla sudditanza psicologica nei confronti dei loro aguzzini. Non solo. Se non tornavano a casa con almeno 80 euro al giorno dalla questua, venivano minacciati, picchiati e rimanevano senza acqua e cibo, al punto che erano dimagriti paurosamente. Un incubo finito grazie alla forza della madre di una delle due vittime, una donna di 91 anni, che aveva sporto denuncia.
Il processo contro i quattro imputati è finito ieri mattina con le pesanti condanne inflitte dal giudice Gaetano Buonfrate: 9 anni e 6 mesi a Ivana Titta, 51 anni, per l’accusa la mente del gruppo; 7 anni e 6 mesi per sua figlia Katia Losciale, 26 anni, e per i rispettivi loro compagni all’epoca dei fatti, Giovanni Ponzo, 38 anni, e Mauro Veiss, 29. Tutti e quattro erano accusati di circonvenzione d’incapace e di estorsione. Il pm aveva invocato 7 anni per Titta, 6 anni per sua figlia e per i due complici. Il giudice ha anche trasmesso gli atti alla Procura, perchè valuti la posizione di tre testimoni, che durante il dibattimento sarebbero stati reticenti. L’ipotesi di reato nei loro confronti è quella di falsa testimonianza. I carabinieri si sono già mossi per tenere d’occhio gli imputati, nel timore che cerchino di fuggire. Ivana Titta, Giovanni Ponzo e Mauro Veiss sono attualmente sottoposti alla misura dell’obbligo di dimora nelle loro abitazioni di Seriate, Chignolo d’Isola e Cologno al Serio. Katia Losciale, invece, anch’essa residente a Seriate, è sottoposta all’obbligo di firma quotidiano dai carabinieri.
I quattro, difesi dagli avvocati Christian Manzoni e Nicola Stocchiero, erano stati arrestati nel corso di un’indagine a settembre del 2013, dopo che alla polizia locale erano arrivate segnalazioni sulla situazione in cui si era venuto a trovare una delle due vittime. A far scattare la denuncia, come detto, era stata la madre. Secondo quanto accertato dagli investigatori, Titta era arrivata al punto di sottrare all’uomo l’intera pensione di 950 euro e poi a spingerlo ad andare a chiedere l’elemosina all’esterno dei supermercati, facendosi consegnare anche il denaro così ottenuto. Inoltre la donna si era trasferita a casa del pensionato, insieme alla figlia e ai loro due compagni. Insieme a loro lo avrebbe anche minacciato e picchiato. Nel corso delle indagini era poi emerso anche un altro caso simile, cronologicamente precedente: un altro pensionato di 67 anni, a sua volta fragile psicologicamente e influenzabile, da cui Titta e soci avevano ottenuto più volte denaro. Durante il processo, le due vittime hanno sottolineato: «Riuscivamo a mangiare i primi giorni del mese (appena arrivata la pensione, ndr), poi gli altri giorni restavamo a stecchetto».