
Ancora adesso non riesce a capire come mai "quella sera mio marito non si è difeso". La voce a tratti...
Ancora adesso non riesce a capire come mai "quella sera mio marito non si è difeso". La voce a tratti rotta dall’emozione. Quando il presidente della Corte d’assise Ingrascì (a latere la collega Kildani) le domanda se vuole essere sottoposta a esame, Caryl Menghetti, 45 anni, risponde subito di sì. È in quell’aula perché la sera del 25 gennaio 2024, in preda a delirio, sferrò 17 coltellate al marito Diego Rota, falegname, nella casa dove vivevano con la figlia, a Martinengo. In quei momenti era totalmente incapace di intendere e volere. Ieri, prima che lei prendesse la parola, sono stati sentiti i consulenti (gli psichiatri Monchieri e Picozzi) a cui era stata chiesta una super perizia per stabilire se l’imputata è pericolosa socialmente. I consulenti hanno concluso che in questo momento la struttura più adatta per la donna è la Rems di Castiglione delle Stiviere, dove già viene curata e seguita. In aula, presenti i suoi genitori e la sorella.
Caryl Menghetti ha raccontato di quando ha conosciuto il marito, il matrimonio, le difficoltà della gravidanza, l’arrivo della figlia, il ricovero all’ospedale di Treviglio "perché non stavo bene", la paura per la bambina (pensava che il marito appartenesse a una setta di pedofili) "ma erano solo mie paure". Ieri in aula è emerso che l’imputata da piccola aveva subito molestie. Dell’omicidio ricorda il prima e il dopo: il ricovero, il ritorno a casa, lui che mette a letto la bambina e lei che telefona alla sorella. Discussione il 23 giugno. F.D.