Coronavirus, nuove zone rosse in Lombardia: si decide, Bergamasca in attesa

Possibile estensione a Nembro e Alzano. Gallera: aumento casi importante, non c'è tempo da perdere. Dopo giorni di incertezza è l'ora del responso del governo

Alzano Lombardo, una delle possibili nuove zone rosse

Alzano Lombardo, una delle possibili nuove zone rosse

Milano, 7 marzo 2020 - Oggi è attesa la decisione del governo sulla possibilità di istiture nuove zone rosse in Lombardia per contenere la diffusione del coronavirus. In attesa, in particolare la provincia di Bergamo. La decisione la prenderà il governo, allargando eventualmente l'attuale area di dieci comuni in quarantena dal 23 febbraio, ma la Regione ha evidenziato, attraverso le parole dell'assessore al Welfare, Giulio Gallera, che non c'è tempo da perdere. A Bergamo la crescita dei positivi venerdì è stata di 86 casi rispetto al giorno precedente. "L'aumento dei casi è importante. Creare una zona rossa potrebbe essere tardivo" ha evidenziato su Twitter Gallera, che tre giorni prima aveva suggerito la nuova restrizione sulla base del parere degli esperti. Una preoccupazione condivisa anche dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che ha dichiarato: "Se va fatto, lo si faccia subito senza perdere tempo".  

I dati bergamaschi

Con 2.612 casi di contagio da coronavirus registrati ufficialmente in Lombardia all’ultimo censimento della Regione, l’aumento complessivo è di 361 unità. Di quest’aumento un po’ meno di un terzo è concentrato nella Bergamasca, un dato che è addirittura superiore al Lodigiano, dove si passa da 658 a 739 malati. In questi dati sta la misura delle difficoltà che si vivono nell’area, acuite da giorni di incertezze sulla possibile, probabile, invocata istituzione di una ulteriore zona rossa tra Alzano Lombardo (35 casi e due deceduti) e Nembro (71 casi e cinque vittime) per contrastare il diffondere del Covid-19. E se ne parla da oltre una settimana. Voci, smentite, fake news che invadono i social, poi dichiarazioni aperte e pubbliche dei politici e dei vertici dell’Istituto di Sanità.

Sindaco Alzano: incertezza crea disagio

In attesa di sapere se nei Comuni bergamaschi della media Val Seriana sarà istituita una zona rossa ad Alzano Lombardo si stanno organizzando anche i negozi . Sulla pagina Facebook del Comune è stata pubblicata una lista dei punti vendita di generi alimentari che effettuano o si sono resi disponibili a portare la spesa a domicilio. "Siamo in attesa di ricevere le indicazioni del governo per eventuali nuove misure sui nostri territori. È una situazione di incertezza che certamente crea disagio: ma questo non ci deve distogliere dalla nostra missione principale, che è quella di contenere i contagi" ha detto in un videomessaggio su Facebook il sindaco di Alzano Lombardo ( Bergamo), Camillo Bertocchi. "Purtroppo l'unico strumento che abbiamo a disposizione è quello del rispetto rigoroso delle regole e ognuno di noi ha un ruolo fondamentale nel contenimento dei contagi - ha aggiunto, elencando le norme diramate dall'Istituto superiore della sanità -. Sono davvero poche regole ma sono fondamentali per il contenimento del contagio: mi raccomando, continuiamo a tenere lucidità, razionalità e diligenza nel rispetto di queste regole, che assieme ce la faremo: forza Alzano!".

Promoserio: attesa più pesante della scelta

"Un'attesa che rischia di essere più pesante della scelta". Così Maurizio Forchini, presidente di Promoserio, agenzia di promozione della val Seriana e della val di Scalve, critica in una nota l'indecisione sull'eventuale istituzione di una zona rossa contro la diffusione del Coronavirus a est di Bergamo. "Qui, in trincea, si fanno i conti con l'ansia, la paura e la necessità di impostare un futuro. Da giorni si consegna l'immagine di una bassa valle Seriana immobile e deserta, e nell'immaginario collettivo si assegna lo stesso fotogramma a tutto il territorio. Invece, qui, l'attività non si è mai fermata e l'unico vero problema è solo che molti operatori non hanno ancora capito come ci si debba comportare, perché le indicazioni non sono mai univoche e chiare".  Lo stallo della situazione è un lama a doppio taglio, secondo Forchini. "All'esterno siamo visti come untori, all'interno non si capisce se ci si debba fermare o proseguire. Tanto varrebbe chiudere tutto per un mese, prenderci tutti un lungo periodo di 'ferie' proseguendo dove possibile le attività in remoto, tramite smart working diffuso".