Conto in banca prosciugato: badante assolta

Cinquantenne straniera era accusata di circonvenzione di incapace: i figli dell’anziana madre l’avevano trascinata in tribunale

Migration

di Francesco Donadoni

Assolta perché il fatto non sussiste: questa la sentenza emessa ieri dal giudice Alice Ruggeri. Imputata una badante romena, D.B. di 51 anni, finita nei guai con l’accusa di circonvenzione di incapace. Il pm aveva chiesto la condanna a 3 anni, mentre il difensore della donna, l’avvocato Michele Cesari, l’assoluzione. A trascinare la badante in tribunale erano stati i figli dell’anziana (deceduta) perché si erano accorti che dal conto della madre erano spariti circa 50mila euro. Siamo nel 2018. Secondo la loro versione, a prendere i soldi era stata proprio la persona che avevano individuato per accudiva l’anziana mamma. L’avrebbe circuita facendole fare prelievi tra il giugno 2017 e il settembre 2018. Movimenti che non sarebbero stati giustificati dal tenore di vita della madre, in quanto conduceva un’esistenza frugale ("al massimo si concedeva un cappuccino quando usciva") mentre ogni mese allo sportello veniva prelevato denaro fino a 3.750 euro. "Era la nostra preoccupazione, invece la mamma andava d’accordo con la badante. A volte cucinavano anche assieme", avevano detto i figli, parte civile, alla scorsa udienza. È la paura di tanti familiari che aprono la porta di casa a una persona estranea ma di cui c’è bisogno e si spera che venga accettata. I soldi erano spariti. Lo hanno detto i figli. Quando sono andati a prelevare si erano resi conto che qualcosa non tornava. E da qui i primi sospetti che sono ricaduti sulla badante, la persona che con orari ben definiti, era la persona che divideva più tempo con la signora. "L’imputata è poco credibile quando dice che l’anziana usciva anche da sola — sostiene il pm —. Andava affiancata. Se invece è vero, perché l’imputata non ha avvisato i parenti?". Inoltre "l’anziana aveva una vita frugale che non giustifica tutti questi prelievi". Fino a 3.750 euro al mese, ha fatto presente l’avvocato di parte civile, Alessandro Magni, che ha ricordato i motivi per cui gli indizi portavano all’imputata: "La signora era affetta da demenza senile, la badante era l’unica, a parte i figli, ad accompagnarla in banca per i prelievi".

Gli ammanchi sono iniziati il mese dopo la sua assunzione fino a settembre dell’anno dopo, quando non si è presenta più. Tutti i mesi, tranne a luglio quando l’anziana era al mare con i figli. La versione dell’imputata non regge, sostiene l’avvocato: "Ha detto che la signora effettuava i prelievi di notte. Fosse stato vero, lei come lo sapeva? E perché non ha avvertito i parenti?". L’avvocato Cesari, invece, ha ridimensionato la gravità dello stato di salute dell’anziana, "altrimenti avrebbe avuto bisogno di assistenza tutti i giorni e non solo dalle 8 alle 18".