C’è l’affondo di Errigo: "Portabandiera ai Giochi?. Mi avete fatto piangere"

Il Coni ha scelto lei e Tamberi: "Mi ha chiamato subito dicendo ’’Te lo meriti’’" "La Coppa del Mondo, poi questa notizia e lo scudetto dell’Inter... che giorni".

Nessuno potrà mai togliere dalla bacheca di Arianna Errigo le sue medaglie. Eppure c’è altro oltre la vittoria e il mero trofeo. C’è una cosa chiamata merito che non sempre è facile riconoscere o non sempre viene accettato dagli altri. Essere stata eletta portabandiera ai Giochi Olimpici 2024, insieme a Gianmarco Tamberi, è un successo che premia la carriera della carabinera lombarda, tanto da farle dire che non scambierbbe mai il vessillo per l’oro olimpico che ancora le manca.

Qual è stata la prima cosa che ha fatto dopo la notizia?

"Ero emozionata, la prima cosa è stata piangere. Poi, ho chiamato mio papà, lunedì mattina tornavo dalla Coppa del Mondo di Tblisi e ci siamo commossi, lo stesso con mia sorella. Pensavo di vedere mio marito, glielo volevo dire di persona, ma arrivava tardi da lavoro e l’ho sentito. A casa c’era mia mamma e i bambini, gliel’ho detto e mi ha abbaracciato".

Che emozioni prova?

"Tante, devo dire la verità, non ci avevo mai pensato, non credevo di poter essere la portabandiera. Sto iniziando a capire quanto sia grande questo ruolo. L’oro era il massimo che potessi o volesse ottenere. Non scambierei una medaglia d’oro per la bandiera, ci ho pensato in questi giorni.…non è paragonabile. All’inizio non sapevo se fossi la persona giusta, mi sono chiesta se fossi all’altezza".

Perché?

"Mi sono sempre misurata nel mio sport e volevo essere brava in quello. Si rappresentano atelti di tutte le discipline e il proprio paese, è importante. Inizialmente mi ha messo a disagio, mi ha fatto pensare, mi sarebbe spiaciuto non essere stata accettata. A prescindere dal palmarès, le vittorie più belle le ottieni quando sei stimato come persona e questo è il succsso più grande".

Altre volte non si è sentita all’altezza?

"Nel mio sport mi sono sempre sentita sicura e a mio agio, anche quando ho iniziato e pure nei momenti difficili era questa la sensazione. Quando andava tutto storto fuori, la scherma è stata un porto sicuro, se mi sentivo fragile salivo in pedana, la miglior cura".

Chi avrebbe visto bene?

"Vanessa Ferrari o anche la Palmisano o le ragazze del canottaggio. Non credo lo meritassi solo io, la lista è lunga".

C’è un messaggio che l’ha colpita? Ha sentito Tamberi?

"Mi ha colpito che mi abbiano detto ’’te lo meriti’’, mi ha riempito il cuore. Ho colleghi giovani è stato bello essere un esempio e ora portabandiera. In generale i messaggi di tutti i colleghi ed ex atleti. Sì, lui sì, ci siamo chiamati e abbiamo esultato!".

Sono giorni pieni, lei tifa pure Inter…

"Prima il weeekend incredibile in Coppa del Mondo, poi lunedì mattina questa notizia meravigliosa e la sera il campionato vinto nel derby: giorni magici".

A Parigi ci sarà una nursery per i bimbi delle atlete, lei ha due gemelli.

"Saranno con me. Ho voluto continuare a fare scherma ma era fondamentale farla con loro. Sono presenti a tutti i miei ritiri, gare, a parte quando ci sono problemi di sanità. È complicato, ma ho la fortuna di avere una squadra. Sono contenta che proprio all’Olimpiade ci sia questa attenzione. Si può essere atleti di alto livello e madri, ma il concetto deve passare alle persone che sono intorno. Il mio CT (Cerioni, ndr) m’ha permesso di continuare e rimanere nell’ambiente nonostante fossi incinta, ha creduto in me, è importante essere sostenuti. L’ho vissuto in maniera fantastica, i miei compagni di Nazionale sono stati unici, sono gli zii più belli che i miei figli potessero avere. Non è solo importante la volontà dell’atleta, ma tutto il contorno".

Dopo il parto subito il Mondiale, la gara più bella?

"Il Mondiale di Milano è senza dubbio la gara più bella della mia vita. Un’impresa al limite dell’impossibile. L’idea di tornare a quattro mesi e mezzo era surreale: ho avuto un parto gemellare, un cesario con una ripresa più lenta e l’incognita sulla gara. Inoltre, ho preso il posto a un’atleta di spessore, parliamo del fioretto. Ho fatto le eliminatorie perché non avevo il ranking, ho avuto incontri difficili. Eravamo a 20 minuti da dove sono cresciuta, ero felice di essere lì con i miei figli e di esserci riuscita. Ho iniziato un nuovo percorso, ho allattato per tre mesi, ho avuto tre mastiti, dovevo incastrare qualsiasi cosa. Allenarsi porta stanchezza, se non dormi è dura, prendo tutto come una sfida, ma spesso non avevo nemmeno il tempo di lamentarmi: mi sono goduta la gara".

Tornando ai Giochi Olimpici che ricorda?

"Ogni edizione è una storia a sé. Londra è stata la prima Olimpiade, l’ho vissuta con molto entusiasmo ed è andata bene perché abbiamo vinto a squadra. Sono arrivata seconda a livello individuale con un podio tutto italiano: siamo entrati nella storia. Rio è forse il ricordo più brutto che ho nella scherma. Arrivavo da strafavorita, da due Mondiali vinti e ho fallito clamorosamente, l’ho vissuta male. Tokyo è stata spostata dopo una situazione mondiale tragica, vissuta con palazzetti vuoti…l’edizione più triste. In Nazionale non stavamo vivendo un bel momento, è stato pesante. Sono felice di arrivare a Parigi in maniera diversa, con i compagni con cui vado d’accordissimo, in un ambiente sereno, da mamma, con i miei figli meravigliosi e da portabandiera".

Ci sarà a Los Angeles?

"Non lo esludo, ma non so. A giugno farò 36 anni, i miei figli crescono e magari come me, avranno esigenze diverse. Mi piacerebbe continuare perché sto bene, mi diverto da morire e sono competitiva, ma non posso darlo per certo".